Carciofo, Cynara cardunculus scolymus, fam. Compositae (1).
Pianta erbacea di grande valore economico; è coltivata su scala industriale nelle regioni a clima mite invernale.
Caratteristiche della specie: gli studiosi di etimologia fanno derivare la parola carciofo da un vocabolo arabo charsciof la cui radice si trova poi in tutta Europa oltre che in Italia. Nel nostro paese la denominazione volgare di questo squisito e benefico ortaggio assume due radici, se così si può dire, diverse. Infatti, dalla vecchia dicitura arcioffo si passa a carciofo, carciofolo in toscana, che rispecchia la giusta denominazione italiana. In Liguria le cose cambiano, la radice francese di artichaut si ritrova trasformata in articiocca, ardiciocca; in Piemonte, in Lombardia e nel Veneto continua la dicitura articioch, arcicioch, ardisciocch. Dall’Emilia verso il sud Italia isole maggiori comprese, la radice francese viene completamente abbandonata e si incontra invece ancora: carciofen, carciof, scarcioffola, caccioffulù, cacocciulu, canciofa, carzoffa.
Semina, trapianto, moltiplicazione: il carciofo (Cynara cardunculus scolymus) è una pianta di notevole vigoria, dotata di apparato radicale fittonante; la specie tipica è originaria delle regioni mediterranee con clima invernale mite, un areale dove la coltivazione è fiorente ed attorno al quale si trovano anche piante inselvatichite. Le piante nate da seme o riprodotte per mezzo di talee, come si riferisce in seguito, producono una rosetta di foglie che forma cespi vigorosi; le foglie sono lunghe fino a 90cm. e larghe alla base anche 30-35cm. La forma è tipicamente lobata con profonde incisioni al rovescio verde-glauco e con una robusta costola centrale. I semi sono assai sviluppati e simili a quelli dei girasoli, benché di dimensioni più ridotte. La coltivazione del carciofo, di cui esistono in Sardegna e Sicilia soprattutto, vaste aree a coltura su scala industriale è possibile in determinate condizioni di clima e di terreno. Le carciofaie hanno trovato nei terreni adatti, lungo le coste del Mediterraneo l’habitat più confacente. Per quanto il carciofo sia pianta perenne, le colture vengono rinnovate almeno dopo 3-4 anni essendo l’apparato radicale molto sviluppato, che si estende fino ad un m. di profondità e depauperatore del terreno. La riproduzione per mezzo delle sementi produce piante con caratteri incostanti, tra le quali dopo la loro germinazione nei semenzai è indispensabile scegliere quelle idonee al trapianto escludendo quelle con foglie spinescenti, che presenterebbero con la crescita caratteristiche vegetative difformi da quelle richieste per la produzione di carciofi esitabili sul mercato. Normalmente per moltiplicare le migliori varietà dei carciofi si preferisce sfruttare la capacità pollonifera di queste piante, che alla base sviluppano numerosi polloni provvisti di qualche radichetta. Prelevati i carducci all’inizio della primavera o dell’autunno si procede al loro interramento direttamente a dimora, distanziandoli di circa un m. nei due sensi. Ogni anno si provvede alla spollonatura asportando i germogli in soprannumero per evitare che le piante infoltiscano eccessivamente.
Terriccio, annaffiatura, concimazione: il terreno destinato a carciofaia dovrà essere preventivamente lavorato con apporto di stallatico decomposto con una profondità di aratura di 50-60cm. La quantità occorrente è di 700-900 q. per ettaro; le concimazioni di copertura, durante il ciclo vegetativo delle piante, vengono effettuate mediante fertilizzanti a base di azoto, fosforo, potassio. E’ indispensabile avere acqua a disposizione in abbondanza per praticare le annaffiature per scorrimento, tenendo tuttavia in evidenza che l’eccesso di umidità nel suolo risulta sfavorevole alle piante di carciofo. Le sarchiature e le rincalzature della terra attorno alle piante sono pratiche colturali altrettanto necessarie. Dato il carattere pluriennale della coltura è opportuno ripetere ogni anno la concimazione completa ad ogni inizio di autunno.
Categorie: Il Contadino
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