CALCIATORI O GLADIATORI?
AAA: CERCASI CORRETTEZZA DISPERATAMENTE!

La spiacevole scaramuccia “umida”, o presunta tale, tra Rosi e Lavezzi, riporta alla ribalta un certo modo non esattamente elegante dei nostri eroi pallonari di interpretare il loro remuneratissimo lavoro.
Da professionisti, o sedicenti tali, ben altri comportamenti è doveroso attendersi, nella consapevolezza che il calcio non è soltanto uno straordinario veicolo di sentimenti, umori, emozioni, ma funge anche da enorme cassa di risonanza all’interno della società e finisce per diventare esempio per falangi di giovani e meno giovani. Impossibile, insomma, ignorare la sua valenza pedagogica, piaccia o no.
E’ quindi disdicevole dover rilevare come il più atteso spettacolo domenicale (anticipi e posticipi non sfuggono alla regola) sia sempre più spesso caratterizzato da isterismi che sfociano in gesti violenti, e, più in generale, da atteggiamenti protervi e intolleranti che mal si conciliano con la ‘ragione sociale’ dello sport più amato e popolare.
Atleti somiglianti sempre più a gladiatori nell’arena diventano stupidamente incuranti del fatto che migliaia di occhi avidi e decine di telecamere catturano il più piccolo movimento.
L’impeccabile Chivu che impazzisce all’improvviso e colpisce con un pugno l’innocente avversario di turno, ma anche le ricorrenti reazioni a provocazioni plateali, rappresentano la spia di un malessere che va stroncato ad ogni costo, per impedire che il giocattolo vada in frantumi.
Senza entrare nel merito dei singoli episodi, va detto che occorrono atteggiamenti sobri da parte delle società (il Napoli si sta attrezzando egregiamente) e senso di responsabilità da parte di tutti, compresi certi addetti ai lavori troppo solerti nel gridare al complotto in presenza di sanzioni difficilmente evitabili. Parlare alla pancia della gente, anziché alla mente o al cuore, provoca disastri, come la politica negli ultimi anni ha dimostrato.

da: Michele De Simone[ufficio.stampa@regione.campania.it]


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