DISTRETTI RURALI: CIA, SERVE UNA SPECIFICA LEGGE REGIONALE “L’avvio dei Distretti Rurali ”Pollino Lagonegrese” e ”Colline e Montagna Materana” finanziati dalla Giunta regionale, sia pure con risorse limitate, è sicuramente un atto importante che va accompagnato, come sosteniamo da tempo, da una legge regionale specifica sui Distretti Rurali che vanno “sganciati” dalla normativa sui Distretti Industriali e persino dalle competenze del Dipartimento Attività Produttive per trasferirli a quelle del Dipartimento Agricoltura”. E’ quanto sostiene Paolo Carbone, responsabile dell’Ufficio Economico della Cia-Confederazione Italiana Agricoltori della Basilicata. “Le difficoltà che continuano ad incontrare i Distretti Agro-Alimentare del Vulture e del Metapontino, del resto – aggiunge – sono dovute anche ad una situazione di scarsa chiarezza strategica perché, a differenza di altre Regioni che pure hanno istituito i Distretti Rurali, l’ identificazione del distretto rurale da noi (come accade per la Calabria e il Piemonte) è meno omogenea. Infatti, gli elementi peculiari del riconoscimento sono: la produzione agricola coerente con le vocazioni territoriali; le relazioni consolidate tra imprese e tra sistema produttivo e contesto istituzionale locale; l’integrazione tra l’attività agricola e le altre attività. Ripensare il modello agro-alimentare nella regione, significa, per la Cia, anche ripensare ad un nuovo modello di crescita, di sviluppo oltre che di programmazione.
In aggiunta, occorre riordinare la legislazione regionale vigente in materia di incentivi e sostegni al settore, partendo in primo luogo da una più efficace e calzante disciplina in campo associativo e di aggregazione del prodotto, prevedendo sistemi premiali verso chi si aggrega. Tale normativa quadro – continua Carbone – deve essere innestata su alcune opzioni e strumenti di analisi che devono essere desunti dai fascicoli dei produttori e tener conto dell’evoluzioni in materia di paini colturali e dei vari comparti e della relativa Plv (prodotto lordo vendibile) al fine di dotarsi di: piani di settore organici per i comparti strategici nel sistema agricolo lucano (ortofrutta –zootecnico – cerealicolo- vitivinicolo- olivicolo-silvoforestale-floro-vivaistico); un piano regionale per le attività agro-alimentari e zootecniche estensive, recuperando in primo luogo il grande patrimonio di aree produttive a fini vegetali e le cotiche erbose, attivando produzioni estensive recuperando razze autoctone, la silvicoltura protettiva, i segmenti cerealicoli di nicchia, oltre a tutto ciò che è produzione in pieno campo; un piano per l’agricoltura multifunzionale, delle attività connesse e di servizio.
La Cia ritiene che vadano recuperate e classificate tutte le potenziali iniziative imprenditoriali connesse, partendo da quelle più affermate: agriturismo, servizi agro-meccanici, acquacoltura, produzioni agro-energetiche. Vanno, inoltre, individuati alcuni strumenti operativi: un progetto economico e di filiera, definendo un patto tra produttori agricoli, PMI della trasformazione regionale, del commercio e dei servizi, accordi di prodotto, intesa con il sistema delle Pmi della trasformazione; intesa economica con il sistema della cooperazione, per aggregare aziende, prodotto e servizi; un patto con la cooperazione e l’ associazionismo di prodotto”; aggiornare la normativa regionale in materia di associazionismo e cooperazione in agricoltura; sostegni e incentivazioni all’aggregazione del prodotto; programma di filiere regionali, sui comparti maturi, da concretizzare coinvolgendo il sistema delle Cciaa e i livelli delle Pmi .
Infine, per la Cia Basilicata, è indispensabile sostegno e valorizzazione delle produzioni agroalimentari tipiche e tradizionali attraverso “marchi d’area” e relativi “disciplinari di produzione”.
da CIA online Basilicata


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