Avellino festeggia Slow Food e Berlucchi per un brindisi d’autore
Agenews. Nella Locanda d’autore di Luigi Oliviero, nuovo tempio urbano del buon cibo, interpretato secondo antichi dettami e rivisitato con l’estro da artista e la genialità dello chef Lino Scarallo, infonde personalità, esaltando e magnificando gusti nuovi ma nell’essenza figli della tradizione irpina e campana, si è celebrato un matrimonio felice tra cibo e le Cuvèe per l’occasione targate Berlucchi, frutto della passione che Guido Berlucchi, Franco Ziliani e Giorgio Lanciani, in quarant’anni hanno tasformato da sogno in realtà decisamente frizzante ed emozionante. A poca distanza da un riconoscimento meritato, i cinque grappoli dell’Ais al suo maestoso Vintage 1999, Berlucchi festeggia a La Maschera di Pulcinella un poker di suoi perlage, Cellarius 2001 Brut, Cuvèe imperiale Brut, Brut Estreme e Cuvèe Imperiale Max Rosè, con altrettanti brindisi, uno dei quali è appannanggio di Roberta Maero, assente giustificata. Una sfida al blasonato champagne francese col quale misurarsi. Ebbene la sfida è in atto, viaggia forte nel segno tricolore di un laboratorio invidiatissimo e generoso, qual è la zona di Franciacorta che ha regalato all’Italia del buon gusto, uno spumante oggi in grado di competere ad armi pari con chicchessia. L’esempio tangibile la performance eno gastronomica de La Maschera, presenti, oltre all’area manager della Berlucchi, Piero Setaccioli e all’agente Walter Forgione e signora, tra gli altri il sindaco di Avellino Pino Galasso e consorte, Erminia e Roberto Di Meo, Enzo Di Pietro, Giacomo Esposito, Gabriele Matarazzo, fiduciario della condotta irpinia di Slow Food, auspice della cena in tandem con la maison di Borgonato. Ecco come si è espresso il giornalista Annibale Discepolo al riguardo: “Superbe le portate, dalla metamorfosi di parmigiana di melanzane, alle consistenze di gattò di patate, dal timpano di paccheri della Baronia all’in piedi con ricotta di bufala al basilico e ragù napoletano, alle scaloppe di agnello con salsa di lattuga e tortino di patate al finocchietto selvatico e, dulcis in fundo, stratificazioni di pastiera. Magnificazione di una ”cucina tattile e non pseudo intellettuale”, come tiene a precisare Oliviero, padrone di casa talentuoso che da stasera da il là al menu autunnale di stuzzicante e gustose curiosità”. Al di là di ogni pensiero poetico di un buongustaio doc, però, resta un fatto: in Irpinia il vino si sposa sempre con la cucina locale e poi nel resto del mondo.


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