Assaggi Degustazioni Sannio: le migliori Falanghina e molto altro2 min read di Pasquale Porcelli, 22 agosto 2017
Nel caso non fosse bastato il wine tour di  inizio primavera, organizzato dal Consorzio di Tutela nelle terre del Sannio, a dare un’idea di quello che sta succedendo nelle vigne e nelle cantine di questa zona,  anche le degustazioni, che hanno visto la falanghina assoluta protagonista vanno a  confermare  le nostre positive impressioni di marzo.

Per avere un’idea della grandezza del territorio che prende tutta la provincia di Benevento bastano alcuni numeri : 10 mila ettari vitati, 7.900  produttori, 1 milione di ettolitri di vino, al primo posto in Campania nella produzione di reddito agricolo derivante da economia  vitivinicola.
Una corazzata che finalmente sembra avere preso il largo, abbandonando le secche di una produzione fortemente massiva. Non che non ci siano i grandi numeri delle cooperative, ma la diversificazione della produzione con punte di qualità è ormai un processo tendenzialmente diffuso. Le degustazioni evidenziano, ogni anno di più ed annate premettendo, i passi verso prodotti di buona qualità. Va sottolineata l’estrema pulizia dei vini che solo qualche anno fa era uno dei problemi di questo territorio.
Risolto il problema della vinificazione enologicamente corretta,  resta quello dello stile. Sembra però scontato che buona parte delle produzioni siano orientate all’ottenimento di vini pronti, veloci nel consumo, che siano relativamente complessi ma non più di tanto. Questo non esclude però che ci siano le debite eccezioni, con  interpretazione sconfinanti nell’invecchiamento, con risultati inaspettati e sorprendenti per un vitigno da sempre considerato facile e poco longevo. Aumentano quindi  le punte eccellenti, confermando comunque uno standard qualitativo medio  molto buono.

L’impressione globale è che nel Sannio  i vini da falanghina siano i migliori qualitativamente rispetto a quelli delle altre tre varietà, coda di volpe, greco e fiano. La maggior parte dei campioni  ha infatti raggiunto o superato i due punti e mezzo e una percentuale importante è andata oltre. Freschezza, equilibrio, buona corrispondenza con la varietà, le falanghina assaggiate si sono confermate vini molto piacevoli ma non banali, senza svolazzi tropicali o bananosi.  I vini dell’annata 2015 sono stati troppo pochi e poco omogenei per poterli confrontare sia pure superficialmente con quelli dell’annata 2016.
Senza eccedere in generalizzazioni, le migliori riuscite, pur in un contesto medio complessivamente abbastanza buono provengono dal Taburno, con espressioni più mature e complesse,  ma non eccessivamente concentrate e appesantite.
Accanto ai produttori più noti , dai quali si sono avute diverse conferme  sul piano della qualità, non sono mancati vini di aziende meno conosciute e di dimensioni meno importanti, che testimoniano una certa vivacità di un territorio con ancora notevoli margini di crescita.
Un risultato di buon livello senza dubbio, dovuto anche all’impegno costante di un Consorzio di Tutela che riesce a tenere le fila di un territorio in cui coesistono grandi realtà produttive e piccoli viticoltori. Al Consorzio va anche il nostro grazie per aver organizzato in modo ineccepibile le nostre degustazioni. 
In collaborazione con Guglielmo Bellelli

Pasquale Porcelli
Non ho mai frequentato nessun corso che non fosse Corso Umberto all’ora del passeggio. Non me ne pento, la strada insegna tanto. Mia madre diceva che ero uno zingaro, sempre pronto a partire. Sono un girovago curioso a cui piace vivere con piacere, e tra i piaceri poteva mancare il vino? Degustatore seriale, come si dice adesso, ho prestato il mio palato a quasi tutte le guide in circolazione, per divertimento e per vanità. Come sono finito in Winesurf? Un errore, non mio ma di Macchi che mi ha voluto con sé dall’inizio di questa bellissima avventura che mi permette di partire ancora.


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