(ANSA) – ROMA – Acque un po’ meno blu, cemento illegale, scarichi abusivi, un sistema di depurazione ancora ”precario”, imbarcazioni e moto d’acqua non sempre in regola mettono a repentaglio gli 8.000 chilometri di coste italiane. Dall’anno scorso anno a oggi, il Bel Paese ha perso il 4,5% di mare pulito, passando dal 92% all’87,5%. E la colpa in gran parte va ricercata ”a monte”, alla foce dei fiumi dove il 70% dei campionati prelevati da Legambiente sono risultati ”inquinati o gravemente inquinati”, spiega il presidente Roberto Della Seta. A tirare il bilancio dello stato di salute delle acque e delle coste italiane e’ la storica campagna dell’associazione ambientalista, Goletta Verde, realizzata in collaborazione con L’Espresso e Vodafone, e che dopo due mesi di navigazione e’ tornata in porto. ”Piu’ sono forti le ecomafie”, sottolinea Della Seta, meno speranza di trovare ”ecomare”. Le quattro regione ”a tradizionale presenza mafiosa, Sicilia, Puglia, Campania e Calabria” non a caso, dunque, occupano le prime posizioni della classifica dell’abusivismo edilizio costiero in Italia, per un totale di quasi il 61% delle violazioni accertate dalle forze dell’ordine nel corso del 2004. Al primo posto, la Sicilia, con 696 infrazioni accertate, il 19% in piu’ rispetto al 2003. Per non parlare del ”rischio di un nuovo condono”, denuncia il direttore generale di Legambiente Francesco Ferrante, che gli amministratori locali sarebbero pronti a far passare ”nascosto tra le pieghe della legge per la riqualificazione delle coste”. A rimetterci sono cosi’ proprio le regioni che piu’ di altre potrebbero puntare sulle risorse naturali come trampolino di lancio per le proprie economie. ”Il fatto e’ che ci si ricorda del mare solo d’estate – dice Della Seta – mentre e’ durante tutto l’anno che andrebbero messi in atto interventi per prevenire l’inquinamento e evitare speculazioni a due passi dalla battigia”. Inquinamento dei fiumi ma anche cattiva depurazione sono fra le cause principali del peggioramento dello stato di salute del mare. Solo il 70% degli scarichi urbani viene filtrato prima di finire nelle acque marine o lacustri e la percentuale degli allacciamenti al sistema di depurazione diminuisce mano a mano che si scende al Sud: con un record di 1200 chilometri mancati di reti fognarie, e’ la Calabria a registrare i risultati peggiori. E, se si incrociano i diversi indicatori, dalla balneabilita’ al tasso di illegalita’, dalla depurazione all’erosione e’, infatti, il mezzogiorno a preoccupare di piu’, nonostante i punteggi di Basilicata e Molise, che hanno totalizzato addirittura il 100% di acque a prova di inquinamento. Le pagelle di Legambiente bocciano la Campania, con un punteggio di 5,3, seguita da Calabria e Sicilia. Conquista, invece, un otto la Sardegna, grazie ”alle buone politiche dell’amministrazione”, spiega Ferrante, e che quest’anno puo’ vantare ”quasi il 94% di acqua marina non inquinata”. Anche qui, pero’, pesa l’abusivismo edilizio sul demanio: 337 le infrazioni nel 2004, a fronte delle 315 nel 2003. A rischio per l’erosione le coste lucane: su un totale di 62 km, secondo Legambiente, piu’ del 50% potrebbe presto essere mangiato dal mare. Sufficienza per un pelo ad Abruzzo e, soprattutto, al Lazio, dove ogni chilometro di litorale si registra una media di oltre 4 infrazioni. Chiudono la classifica Calabria e Campania. Quest’ultima ha la percentuale piu’ bassa dei campioni di acqua esaminati in regola, appena il 70,5%, elevate invece il numero di infrazioni per chilometro di costa, 5,92 ogni 1000 metri, e quelle legate all’abusivismo (437) che collocano la Campania al terzo posto nazionale dopo Sicilia e Puglia; infine, alta la percentuale di scarichi non depurati (42%), con poco meno un quarto della costa a rischio erosione. Un quadro desolante che, pero’, sottolineano gli ambientalisti, non vuol dire che non vi siano anche esempi di ”buone pratiche”, come testimoniano le 23 aree marine protette sparse su lungo tutto il territorio. Esempi positivi premiati anche dai cittadini, che si mostrano sempre piu’ interessati alla salute del mare. Non a caso, tra i servizi Vodafone, quello che ha seguito passo passo la navigazione delle imbarcazioni di Goletta Verde ha riscosso piu’ successo dei servizi erotici. Assegnate, poi, come ogni anno ai pirati del mare le bandiere nere di Legambiente. Piu’ di una decina i vessilli, fra i quali spicca, sottolinea l’organizzazione, quella consegnata alla petroliera San Marco, sorpresa da un aereo della Marina francese a ripulire le cisterne in una zona ecologicamente protetta a 268 chilometri al largo di Marsiglia e a 241 dalla Sardegna. Bandiera nera, infine, ancora una volta al ministro della Difesa Antonio Martino ”per non aver difeso la Sardegna e i suoi abitanti dalle servitu’ militari”.(ANSA). KUP
24/08/2005 11:18
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Prosegue il monitoraggio del granchio blu (Callinectes sapidus) nei mari della Campania. I dati sulla presenza di questa specie aliena vengono raccolti dal laboratorio di Genetica Veterinaria del Dipartimento di Medicina Veterinaria e Produzioni Animali Leggi tutto
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