Anna Russo: Qualità. “Ici sui fabbricati rurali e tassa di scopo”. Un fisco a misura dei piccoli Comuni per servizi di qualità sul territorio.
Promuovere la “filiera del territorio”.

Applicazione dell’Ici anche per le abitazioni rurali, tassa di scopo, misure di sostegno per i Comuni con meno di 5 mila abitanti, revisione del patto di stabilità e del tetto di spesa, e per finire una diversa distribuzione delle risorse che tenga conto, oltre che del numero di abitanti, anche dell’estensione territoriale di un Comune.
In 6 punti ecco la proposta dell’ Associazione Nazionale Città del Vino, la rete dei 550 Comuni Doc, per far fronte alle difficoltà che incontrano i sindaci dei centri minori per garantire adeguati servizi pubblici sul territorio. Se le cantine e le imprese del vino sono chiamate a mantenere alto il livello qualitativo dei loro prodotti, anche le amministrazioni locali – in particolare i Comuni – sono chiamate a mantenere alta la qualità dei servizi per i cittadini e i turisti.
Servizi tra i più disparati: la pulizia delle piazze, la conservazione degli spazi verdi, la manutenzione delle strade di campagna, i servizi sociali e di pubblica utilità. Eppure in Italia molti centri minori, soprattutto quelli a forte vocazione turistica, sono costretti a fare i conti con risorse sempre scarse. Per reperirle – sostiene l’Associazione Nazionale Città del Vino – sarebbe necessaria una maggiore corresponsabilità sia delle imprese che dei turisti. Durante la presentazione del concorso enologico La Selezione del Sindaco V edizione, svoltasi il 28 settembre a Roma nell’Enoteca regionale del Lazio “Palatium”, le Città del Vino hanno presentato le loro proposte per reperire più fondi da mettere a disposizione dei Comuni per migliorare i servizi al cittadino.

Le proposte di Città del Vino per una nuova fiscalità nei Comuni
Applicazione dell’Ici nei territori rurali.

Appare anacronistico constatare che aziende vitivinicole di grande pregio, che hanno investito milioni di euro per qualificare produzioni e strutture, continuino a essere esentate dal pagamento dell’Ici. Non deve apparire come l’ennesima vessazione un provvedimento – da applicare magari su decisione facoltativa del Comune – che invece rappresenterebbe una forma di perequazione.

Introduzione di una tassa di scopo
Da tempo si è sviluppato il dibattito intorno a forme di contribuzione indiretta da parte dei turisti attraverso l’applicazione di “tasse di scopo” sotto varie forme: ticket d’ingresso ai centri storici, tariffe diversificate tra turisti e residenti per specifici servizi, ecc. E’ auspicabile una regolamentazione di tali provvedimenti – da applicare facoltativamente in ogni Comune – affinché le amministrazioni locali siano dotate di risorse il cui impiego deve essere vincolato al mantenimento della qualità complessiva del territorio.

Approvazione della proposta di legge a firma dell’On. Ermete Realacci e altri concernente
“misure per il sostegno e la valorizzazione dei Comuni con popolazione pari o inferiore ai 5.000 abitanti, nonché dei Comuni compresi nelle aree protette”, affinché le comunità che vi abitano siano invogliate a restare, perché non vengano chiusi servizi pubblici essenziali (ufficio postale, presidio sanitario, ecc.), perché i giovani vi possano trovare nuove opportunità di lavoro, restando a presidio del territorio.

Revisione del “patto di stabilità”
Rivedere i limiti imposti dal “patto di stabilità”, innalzando il limite ai Comuni fino a 15.000 abitanti.
Revisione delle norme sul “tetto di spesa”. La norma incide sugli investimenti e impedisce l’utilizzo di potenziali risorse straordinarie, vincolando l’operatività dei Comuni su specifici progetti di promozione.
Perequazione della distribuzione delle risorse.

Vanno garantite più risorse agli enti locali applicando una maggiore perequazione nella distribuzione delle risorse basandosi non solo sul numero degli abitanti residenti ma anche sull’estensione del territorio amministrato, diminuendo il divario tra piccoli e grandi Comuni.

L’informatizzazione dei territori rurali e lo Sportello Unico del Vino.
E’ un altro aspetto qualificante per l’azione pubblica e privata dei soggetti che operano nei Comuni minori. Oltre alle risorse finanziarie, sostengono le Città del Vino, occorrono strumenti adeguati per poter operare correttamente nella gestione del territorio.

Città del Vino propone quindi l’istituzione dello “Sportello unico del vino e delle produzioni di qualità” che sia in grado di fornire alle imprese tutte le informazioni utili all’adempimento non solo delle necessità burocratiche legate alla loro attività produttiva, ma anche come strumento di orientamento ed indirizzo.

Le varie procedure che interessano diversi Enti possono e devono essere semplificate e snellite dando al cittadino e all’impresa risposte certe e in tempi ragionevolmente rapidi. Oggi, concludono le Città del Vino, è inoltre indispensabile che le aree rurali siano dotate di strumenti tecnologici utili per comunicazione più efficienti; per questo occorrono nuovi investimenti per dotare i territori rurali di nuove tecnologie comunicative (reti wireless, etc.) in grado di connettere le diverse realtà locali.

Promuovere la “filiera del territorio” per valorizzare le aree agricole e rurali attraverso azioni di sviluppo riferite al vino, all’ambiente, al patrimonio culturale e storico dei centri minori.

Promuovere la “filiera del territorio” per valorizzare le aree agricole e rurali attraverso azioni di sviluppo riferite al vino, all’ambiente, al patrimonio culturale e storico dei centri minori.
È quanto chiede l’ Associazione Nazionale Città del Vino, la rete dei 550 Comuni Doc, che oggi a Roma nei locali dell’Enoteca regionale del Lazio ha organizzato il convegno “Dalle pratiche enologiche alle buone pratiche di governo locale”, seguita dalla presentazione dei vini del V concorso enologico La Selezione del Sindaco.
Vasto il panorama delle tematiche affrontate: dai vitigni antichi e autoctoni, alla scuola e alla formazione professionale; dall’osservatorio sul turismo del vino agli strumenti per l’internazionalizzazione delle imprese.
I vitigni antichi e autoctoni
I vitigni antichi e autoctoni italiani sono una ricchezza straordinaria che non può essere sottovalutata o, peggio ancora, perduta. Per questo occorre che sia applicato il nuovo Testo Unico Ocm vino – approvato dal Parlamento alla vigilia del passato scioglimento delle Camere – che per la prima volta riconosce l’importanza dei vitigni autoctoni e ne stabilisce l’inserimento in appositi Albi regionali.
Molte aziende vitivinicole hanno investito nella valorizzazione dei vitigni antichi del loro territorio, raggiungendo, in alcuni casi, successi tali da rappresentare un modello di riferimento; questo ha comportato l’affermazione di prodotti enologici di eccellenza e attorno ad essi si è sviluppato un mercato enoturistico che ha visto crescere l’offerta locale.
I vitigni autoctoni non rappresentano l’unica risposta possibile alla concorrenza dei paesi extra-europei, ma sono lo strumento migliore per realizzare prodotti originali e unici, figli del territorio di origine, non riproducibili altrove, per combattere l’omologazione dei gusti e salvaguardare le biodiversità.
Ricerca e sperimentazione, scuola e formazione
Quanto fatto fino a oggi è molto ma non basta, e la ricerca e la sperimentazione non possono essere solo sulle spalle dei produttori più lungimiranti. Occorrono finanziamenti pubblici da destinare alla ricerca e per favorire la sperimentazione sui vitigni autoctoni perché si possano realizzare nuovi “antichi” vini che rendano ancor più ricca l’offerta.
Le Scuole enologiche, in base alla riforma Moratti, potrebbero perdere le loro peculiarità; rappresentano esperienze didattiche e formative di eccellenza, dato che la gran parte degli enologi ed enotecnici attualmente attivi provengono proprio da queste scuole, fiore all’occhiello delle comunità in cui sono state istituite.
Esistono Enti ed Istituti di ricerca di carattere pubblico (Inea, Ismea, Inrs, etc.) che si occupano di agricoltura a livello agronomico, sociologico ed economico; sono istituti importanti il cui ruolo non può essere disconosciuto e pertanto è opportuno che la loro funzionalità sia sempre coerente con gli obiettivi di sviluppo della filiera agroalimentare.
Osservatorio sul turismo del vino
Occorre un monitoraggio costante del settore turistico legato al vino e all’enogastronomia, data la sua crescita e l’importanza che oggi riveste. A questo scopo l’Associazione nazionale Città del Vino ha individuato nell’Osservatorio sul turismo del vino (realizzato con l’ausilio del Censis Servizi SpA di Roma), che – a cadenza annuale – analizza i Comuni e i territori attraversati dalle Strade del Vino valutandone notorietà, apprezzamento di vini e prodotti, qualità della ristorazione, della ricettività e della comunicazione, ecc. Con questo strumento di studio e analisi è possibile individuare gli assetti organizzativi dell’enoturismo sul territorio, capire quali sono i punti di forza e di debolezza del settore in Italia affinché si possano elaborare le migliori strategie possibili a livello nazionale e locale.

“Liberare” i beni culturali
L’Italia conserva un immenso patrimonio artistico, ma solo una minima parte è fruibile dal pubblico; il resto dei beni artistici giace nei magazzini dei musei.
Una cospicua parte di questo patrimonio potrebbe essere “liberato” dai magazzini e dai sottoscala dei musei e ridistribuito presso i territori di provenienza, arricchendo l’offerta artistica e culturale locale e moltiplicando i fattori attrattivi di un territorio.
Questo presuppone la realizzazione di piccole e medie strutture espositive e museali (recupero di spazi storici, di strutture architettoniche nei centri storici, ecc.), che riqualificano gli ambienti urbani, dei centri minori, dei borghi rurali.

I musei del vino e della civiltà contadina
Va incentivata la nascita di musei del vino e della civiltà contadina, utili alla conservazione di strumenti di lavoro di alto valore antropologico, nonché custodi di documentazioni su pratiche colturali ed enologiche, di tradizioni, usi e costumi che non devono essere né dimenticati né perduti. Lo Stato deve prevedere finanziamenti e agevolazioni per la loro realizzazione.

Ambiente e sostenibilità
Fare viticoltura significa produrre uva nel rispetto dell’ambiente. La qualità ambientale è un altro degli obiettivi che un Comune deve raggiungere attraverso buone pratiche amministrative e incentivando anche le imprese a essere loro protagoniste di progetti di sviluppo sostenibile. Va incentivata la certificazione territoriale (Iso 14.000), che qualifica il Comune come pubblica amministrazione (ottimale rapporto tra produzione rifiuti e smaltimento, qualità dell’aria, qualità ambientale diffusa, centro storico non degradato, ecc. ecc.) ma anche le imprese.

I link correlati all’argomento
“Più territorio e meno filiera”
La nuova “Guida alle Città del Vino”
Turismo del vino
Guide e riviste di vino: “meno punteggi e più territorio”.

A cura di Anna Russo
educazionealimentare@supereva.it


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