TRUCIOLI NEL VINO.
La battaglia anti trucioli risale a marzo scorso quando il presidente del Senato Marini, saputo che a Bruxelles stavano preparando la direttiva pro trucioli, espresse il suo pensiero negativo. Da allora di acqua sotto i ponti ne è passata poca perchè mercoledì 11 ottobre (questo numero sembra diventato davvero nefasto!)l’Unione Europea ha dato via libera al vino coi trucioli. Un vino truciolato? Dizione semplicistica ma non errata, visto che nel vino ci sta in più il legno che dovrebbe dare “profumo” al nettare degli dei.
Per farne consumare di più?
Su vedrà poi. Fatto sta che conviene sempre saperne di più e allo scopo riportiamo la reazione della Confagricoltura campana alla decisione dell’Ue, e la storia di questi otto mesi del “vino truciolato”, scritta con amorevole pignoleria ed acuto interesse dalla giornalista Anna Russo (nella foto) che sul sito www.supereva non ha mai mollato l’argomento.
Buona lettura a tutti.

Napoli, giovedì 12 ottobre 2006 – CONFAGRICOLTURA CAMPANIA:
“NESSUNA TUTELA NE’ PER I PRODUTTORI NE’ PER I CONSUMATORI DI VINO CON IL NUOVO REGOLAMENTO UE SUI TRUCIOLI”.

“Purtroppo nulla è cambiato nelle disposizioni della Commissione Europea, che non ha ascoltato le istanze di modifica dei produttori italiani”. Questo è il commento di Confagricoltura Campania al Regolamento CE pubblicato oggi sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea che da il via libero definitivo all’utilizzo dei trucioli.
La Commissione ammette che l’uso dei trucioli conferisce un gusto identico o simile a quello di un vino elaborato in botti di quercia al punto da essere difficile per il consumatore stabilire se il prodotto sia stato ottenuto con l’uno o con l’altro metodo, ma non definisce norme di etichettatura appropriate.
“Di fatto – spiega Pietro Micillo, presidente di Confagricoltura Campania – il nuovo Regolamento prevede solo il divieto di utilizzare le diciture riservate ai vini ottenuti con metodi “tradizionali” e lascia la possibilità ai produttori che hanno fatto uso di trucioli di non fornire alcuna indicazione in etichetta all’acquirente. Non c’è nessuna tutela quindi né per i produttori né per i consumatori.”
“Bisogna essere estremamente rigorosi, evidenziando in etichetta l’uso di questa pratica – continua Pietro Micillo auspicando una maggiore trasparenza – E’ una questione di chiarezza verso i consumatori e di rispetto per chi utilizza tecniche vicine alla nostra cultura ed alla nostra tradizione vitivinicola.”
“Il provvedimento – conclude Micillo – penalizza gli sforzi di tante aziende campane impegnate in una importante azione di qualificazione delle proprie produzioni enologiche.”
Oggi i vini campani a denominazione di origine sono 20, cui corrispondono oltre 70 tipologie. Un vero fiore all’occhiello sono i tre vini a Denominazione di Origine Controllata e Garantita della provincia di Avellino: il Taurasi, già DOCG dal 1993, il Fiano di Avellino e il Greco di Tufo.
Michele M. Ippolito (Responsabile Comunicazione Confagricoltura Campania) – 3403008340

Città del Vino prepara ricorso Corte Giustizia europea. A cura di Anna Russo Pubblicato il 12/10/2006
Trucioli di legno, Città del Vino impugnerà regolamento davanti Corte Giustizia europea. L’Associazione mobilita i 550 Comuni: “Seguire l’esempio di Torrecuso”. Le Città del Vino, la rete dei 550 Comuni Doc, farà ricorso davanti alla Corte di Giustizia europea per impugnare il regolamento che autorizza l’uso di trucioli di legno.
L’Associazione chiederà anche nei prossimi giorni al Consiglio superiore di sanità di avviare un’indagine approfondita sull’effetto dei chips sulla salute dei consumatori.
Intanto ha cominciato a mobilitare i 550 Comuni associati per prendere misure precauzionali nei rispettivi territori, seguendo l’esempio di Torrecuso (Bn), prima Città del Vino europea
”detruciolizzata”.
E ancora, all’inizio della prossima settimana durante l’incontro, fissato da giorni con il ministro delle Politiche Agricole e Alimentari, Paolo De Castro, inviterà il Ministero a considerare regole più restrittive per garantire la difesa della qualità e la libera scelta dei consumatori.
Due obiettivi che potrebbero essere raggiunti attraverso un’indicazione chiara in etichetta che dica espressamente se un vino è stato “invecchiato” con i trucioli, anche se prodotto all’estero.
“È amaro constatare che la commissione europea è andata avanti mentre poteva rimandare tutto in vista della riforma dell’Ocm vino, che adesso diventa il vero obiettivo – sottolinea Paolo Benvenuti, direttore di Città del Vino -. È amaro constatare che anche da parte italiana si è giunti alla scelta di autorizzare i trucioli, ma adesso chi ha sostenuto questa posizione è bene che si faccia da parte. Al governo italiano – conclude Benvenuti – chiediamo una migliore attenzione nella selezione dei nostri rappresentanti all’interno dell’OIV, degli enti e degli istituti che governano il mondo del vino. Ci auguriamo infine che sull’Ocm e sulla riforma della 164/92 ci sia la giusta coerenza con gli obiettivi di qualità che si è dato il nostro settore per rimediare laddove si è perso”.
Secondo Città del Vino è necessario un serio monitoraggio, prevedendo un apposito registro di cantina dove annotare l’acquisto di trucioli e le loro quantità.
In più andrebbe dichiarato nella mappatura dell’azienda anche il numero di barrique presenti.
Tali misure permetterebbero controlli migliori contro eventuali frodi, poiché non esiste ancora una metodica di analisi riconosciuta che consenta di individuare con certezza, nelle produzioni di pregio, eventuali utilizzi impropri.
Sui trucioli Città del Vino e Legambiente avevano lanciato una petizione per impedirne l’uso. Lo scorso settembre il comune di Torrecuso (Bn), una delle principali Città del Vino della Campania, con un’ordinanza ha proibito in via precauzionale il futuro utilizzo di chips tra i produttori e la vendita di vini ai trucioli sul proprio territorio.
Comunicato stampa del 12 ottobre 2006

IERI
Bruxelles autorizza i trucioli di legno.A cura di Anna Russo Pubblicato il 11/10/2006 su www.superava.com
Città del Vino: “Con l’etichetta trasparente libertà di scelta al consumatore”. Via libera da Bruxelles ai trucioli di legno nel vino, ma con l’obbligo di indicarne l’uso in etichetta.
Queste in sintesi le conclusioni della Commissione Europea che stamatttina a Bruxelles ha autorizzato anche in Europa una pratica enologica già in uso tra i produttori americani, sudafricani e australiani. L’Italia ha indicato che l’impiego dei trucioli per le pratiche “d’invecchiamento” sarà consentito solo per i vini da tavola, escludendo quindi Doc, Docg e Igt. ”Pur essendo soddisfatti per l’obbligo di darne menzione in etichetta siamo comunque contrari a una pratica enologica che, secondo alcuni esperti della materia, potrebbe indurre danni alla salute – ha commentato Floriano Zambon, presidente di Città del Vino -. Pensiamo tuttavia che il provvedimento rispetti il consumatore nel suo diritto di essere informato e le cantine che fanno qualità nel loro interesse a una concorrenza leale sul mercato”.

Vini a denominazione senza trucioli. A cura di Anna Russo Pubblicato il 02/10/2006
Città del Vino condivide le dichiarazioni del ministro De Castro. Città del Vino: “Positiva l’approvazione alla Camera dei Deputati l’approvazione della mozione anti-trucioli”. Condivisibili le dichiarazioni del Ministro De Castro. “Sono contrario all’uso dei trucioli per i vini a denominazione, ed è necessario che per le altre tipologie di vini il loro uso debba essere dichiarato in etichetta, nel rispetto dei consumatori”. Queste, in sintesi, le parole pronunciate dal ministro per le Politiche Alimentari Agricole e Forestali Paolo De Castro in un’intervista apparsa sull’ultimo numero de “L’Informatore Agrario”. La posizione espressa dal Ministro è corretta e condivisibile e rispecchia appieno quanto già affermato anche nel recente passato nei documenti e nelle prese di posizione dell’Associazione nazionale Città del Vino, la rete dei 550 Comuni doc.
Inoltre, giunge opportuna assieme all’approvazione da parte della Camera dei Deputati della mozione presentata dall’On. Ermete Realacci (Ulivo), e firmata in modo trasversale da esponenti dei vari schieramenti politici per fermare la tanto contestata direttiva Ue che ammette l’uso di trucioli di legno per l’invecchiamento “artificiale” dei vini italiani ed europei al posto del consueto passaggio in legno.
Il Parlamento chiede al Governo l’impegno a intervenire presso tutte le sedi comunitarie affinché vengano privilegiate la qualità e le tipicità del vino italiano e tutelato il lavoro dei produttori
vinicoli, nonché salvaguardati i consumatori, scongiurando l’introduzione di sistemi produttivi che abbiano come obiettivo il livellamento dei gusti verso il basso.
Inoltre si richiede la definizione, con una apposita normativa nazionale, di regole e restrizioni nell’uso della pratica dell’invecchiamento artificiale, in relazione alle varie categorie vinicole, assicurando il diritto dei consumatori a non essere ingannati attraverso l’adozione di chiare modalità di etichettatura; a precisare l’esclusione della pratica enologica dei trucioli di legno per i vini classificati Doc, Docg e Igt.
È necessario, infatti, estendere anche ai vini Igt il divieto di uso dei trucioli, in quanto anche questi vini, seppur fuori dai disciplinari di produzione delle Doc e delle Docg, rappresentano un’espressione territoriale e ne sono, secondo la legge 164/92 il primo passaggio.
Il tema delle pratiche enologiche resta centrale: l’Associazione nazionale Città del Vino intende confermare la propria contrarietà non solo all’utilizzo dei trucioli per conferire ai vini una “finta”
maturazione in legno, ma a tutte quelle pratiche enologiche che allontanano il prodotto dal suo rapporto con il territorio.
Il vino buono nasce in vigna e non può essere il frutto di una “fabbricazione” programmata a tavolino. Pertanto, nel condividere le parole del Ministro De Castro, l’Associazione nazionale Città del Vino sollecita il Ministro a tener conto delle autonomie decisionali cui sono chiamati gli Stati membri dell’Unione Europea, e di conseguenza a restringere il più possibile gli ambiti di applicazione nella nuova Ocm vino in relazione alle pratiche enologiche.
Comunicato stampa del 2 ottobre 2006

Trucioli No”. A cura di Anna Russo Pubblicato il 31/08/2006
Torrecuso (Bn), prima Città del Vino italiana “Trucioli No”. Ancora non sono autorizzati, ma prevenire è meglio che curare, deve aver pensato il sindaco di Torrecuso (Benevento), una tra le più importanti Città del Vino della Campania.
Stamattina, infatti, ha firmato la prima ordinanza in Italia che intende sbarrare la strada – nel territorio comunale – all’uso dei trucioli di legno per aromatizzare i vini, dandogli un finto “effetto barrique”.
Nell’ordinanza è scritto che, in vista del recepimento da parte dello Stato italiano dell’autorizzazione alla pratica enologica dei cosiddetti chips, all’interno del territorio di Torrecuso non sarà consentito “per motivi precauzionali, legati alla salute del consumatore”, l’uso dei trucioli da parte delle aziende locali.
Il comune di Torrecuso ha pure aderito alla petizione lanciata da Città del Vino e Legambiente, che ha visto come primo firmatario il presidente del Senato, Franco Marini.
“L’ordinanza del comune di Torrecuso – ha dichiarato Floriano Zambon, presidente di Città del Vino – è un atto che anticipa l’autorizzazione all’uso dei trucioli di legno, prevista nei prossimi mesi. Riteniamo che potrebbe essere una strada da percorrere in tutti i Comuni Città del Vino, 550 in Italia, per arginare una pratica che a nostro avviso va contro gli obiettivi di qualità che dovrebbe porsi il sistema vitivinicolo del nostro Paese”.
•Firma anche tu la petizione anti-trucioli nel vino
Comunicato stampa del 31 agosto 2006

Una firma nella notte di Calici di Stelle. A cura di Anna Russo Pubblicato il 27/07/2006
Per la notte di di San Lorenzo una firma contro i trucioli nel vino.
L’Associazione nazionale Città del Vino e Legambiente rilanciano la petizione popolare contro la decisione dell’Unione Europea che autorizza l’uso di questa pratica enologica per favorire l’invecchiamento artificiale del vino. L’Associazione nazionale Città del Vino ribadisce il suo NO alla prevista autorizzazione da parte dell’Unione Europea ad usare i trucioli per velocizzare l’effetto invecchiamento del vino.
E lo farà in occasione di Calici di Stelle, la grande festa delle Città del Vino, che si celebra il 10 agosto, la notte di San Lorenzo, durante la quale, oltre a degustare i vini abbinati ai prodotti locali, oltre ad assistere a spettacoli ed eventi culturali e ad osservare le stelle in compagnia degli appassionati amanti del cielo dell’Unione Astrofili Italiani, chiederà alle migliaia di persone che affolleranno centri storici e piazze delle circa 200 Città del Vino coinvolte, di firmare la petizione lanciata dall’Associazione e da Legambiente, affinché l’Unione Europea riveda le norme sulle nuove pratiche enologiche e perché, nel caso in cui l’uso dei trucioli sia consentito, che questo debba essere obbligatoriamente dichiarato in etichetta, a garanzia dei consumatori e della loro facoltà di scelta.
Alla petizione, lanciata già da alcune settimane, hanno già aderito, tra gli altri, il Presidente del Senato Franco Marini, l’On. Ermete Realacci, l’enologo Giacomo Tachis, l’On. Manlio Collavini e anche moltissimi produttori.
Una battaglia per ribadire il ruolo di una viticoltura che basa la propria identità sul rapporto tra prodotto e territorio e non su degli artifici che nulla hanno a che vedere con la vera cultura del vino.
La posizione dell’Associazione nazionale Città del Vino è stata ribadita anche in occasione dell’audizione tenutasi nella mattinata del 25 luglio, presso la Commissione Agricoltura della Camera dei Deputati.
Presenti il presidente Floriano Zambon, il direttore dell’Associazione Paolo Benvenuti e il sindaco di Montefalco Valentino Valentini, in qualità di membro del Consiglio Nazionale delle Città del Vino, è stata rilasciata all’attenzione dei Parlamentari della Commissione una memoria scritta, nella quale, in sintesi, si ribadisce che il sistema vino italiano non può essere messo in discussione da una pratica che rischia di danneggiarne l’immagine, mentre invece va difesa la qualità e l’identità del prodotto fortemente legata al territorio di origine.
Tra l’altro, si chiede l’Associazione, se sarà consentito l’uso dei trucioli, in futuro cosa potrà succedere? Quali altre porte, oggi chiuse a difesa della qualità, potranno aprirsi?
L’Associazione Nazionale Città del Vino ha inoltre invitato i 550 Comuni associati a portare la questione del “vino ai trucioli di legno” all’ordine del giorno dei rispettivi consigli comunali,
chiedendo l’approvazione di un ordine del giorno con cui si chiede alla Commissione Europea di rivedere la normativa e si chiede inoltre al Ministro per le Politiche Agricole, Paolo De Castro, di intervenire anche in sede europea per bloccare questa decisione.
•Firma anche tu la petizione anti-trucioli nel vino
Comunicato stampa del 27 luglio 2006

Il Senato dice No ai trucioli. A cura di Anna Russo Pubblicato il 21/07/2006
Soddisfazione dell’Associazione nazionale Città del Vino per la presa di posizione di Palazzo Madama contro il finto invecchiamento del vino.
L’Associazione nazionale Città del Vino, esprime la sua soddisfazione per l’approvazione al Senato, nella serata di ieri, della mozione sulle “nuove pratiche enologiche”.
Un chiaro segnale per Bruxelles, come ha sottolineato la stessa promotrice, la senatrice verde Loredana De Petris, capogruppo della commissione Agricoltura di Palazzo Madama.
Una scelta di campo sottoscritta da 70 senatori di maggioranza e opposizione e per la quale lo stesso governo ha espresso in Aula il suo parere favorevole.
Un documento, scaturito anche dalle audizioni dei giorni scorsi con Città del Vino e le altre componenti sociali, che impegna il Paese nella difesa del patrimonio vitivinicolo e produttivo italiano – basato sulla biodiversità come sulla specificità delle tecniche produttive – dall’uso dei trucioli per l’invecchiamento “artificioso” dei vini.
Oltre alla questione dei chips nel vino, i senatori hanno colto l’occasione per sviluppare un primo dibattito sui contenuti della riforma dell’organizzazione comune di mercato del vino proposta dalla
Commissione europea.

LA MOZIONE – Il Senato della Repubblica, Premesso che
– il 15 settembre 2005 è stato sottoscritto fra Unione europea e Stati Uniti un pre-accordo commerciale in merito alle esportazioni dei vini, concernente fra l’altro la circolazione sul territorio comunitario dei prodotti ottenuti con le cosiddette ‘nuove pratiche enologiche’, ad oggi interdette ai produttori europei;
– fra le pratiche enologiche oggetto del pre-accordo risulta compresa l’aggiunta di trucioli di legno nei mosti per simulare l’invecchiamento tradizionale e l’affinamento dei vini nelle botti di rovere;
– l’utilizzo dei trucioli consente di procurare rapidamente, con bassi costi di produzione, alcune note aromatiche tipiche dei vini di qualità, senza peraltro attivare quei processi di micro-ossigenazione naturale derivanti dalla permanenza nelle botti, così rilevanti nella definizione delle qualità organolettiche del vino di pregio;
– non esiste attualmente alcun metodo accreditato di analisi che consenta a chi dovrebbe operare i controlli di distinguere con certezza il vino maturato nelle botti di rovere da quello ottenuto con l’aggiunta di truciolato;
– in assenza di chiare indicazioni in etichetta e di metodiche ufficiali di controllo, l’utilizzo dei trucioli di legno nei processi enologici può costituire pertanto un inganno per i consumatori ed una forma di concorrenza sleale per i produttori vinicoli europei;
– il prestigio internazionale dei vini italiani si fonda oggi, in primo luogo, sul forte legame col territorio e con le tradizioni enologiche locali e potrà essere mantenuto solo valorizzando la specificità di questo percorso che ha richiesto forti investimenti sulla qualità e non inseguendo modelli produttivi incentrati sui bassi costi e sulla standardizzazione;
considerato inoltre che
– il 12 maggio scorso i servizi tecnici competenti della Commissione europea si sono espressi favorevolmente rispetto all’ipotesi di utilizzazione dell’invecchiamento artificiale con truciolati di legno anche sul territorio comunitario, in attesa della definizione in sede di Organizzazione Mondiale del Commercio delle modalità di etichettatura;
IMPEGNA il GOVERNO
– ad adoperarsi in tutte le sedi comunitarie affinchè sia difeso il percorso qualitativo ed il lavoro dei produttori vinicoli europei, impedendo l’introduzione di pratiche enologiche estranee alla tradizione e tendenti all’omologazione verso il basso dei gusti e dei prodotti ed affinchè siano comunque adottate chiare modalità di etichettatura che consentano ai consumatori di scegliere consapevolmente;
– a sostenere lo sviluppo e la valorizzazione del comparto vitivinicolo nazionale, anche adottando quanto prima la riforma di settore per i vini a denominazione d’origine. Sen. Loredana De Petris
Comunicato stampa del 21 luglio 2006

Calici di Stelle, brindisi di San Lorenzo in 200 Città del Vino. A cura di Anna Russo Pubblicato il 14/07/2006
Per l’edizione 2006 è Roma la capitale di Calici di Stelle con un grande evento nella Casina delle Rose, a Villa Borghese, il 10 e l’11 agosto. E nelle piazze si raccoglieranno le firme per la petizione anti-trucioli. Nella notte di San Lorenzo, quando il cielo ci regalerà un grande spettacolo di stelle cadenti, migliaia di persone in tutto il Paese torneranno a brindare nelle piazze e nei giardini di 200 Città del Vino con “Calici di Stelle 2006”. È la notte dei desideri e come tutti i momenti speciali non potrà mancare un buon bicchiere di vino in questa magica serata che da nord a sud tornerà a unire idealmente l’Italia con una delle principali manifestazioni enogastronomiche.
E quest’anno con un’importante novità, la partecipazione di Roma, capitale di Calici di Stelle 2006: sarà la Casina delle Rose, nel verde di Villa Borghese, a guidare le centinaia di manifestazioni di piazza che in contemporanea si svolgeranno lungo lo Stivale, animando le serate di oltre 400 mila tra italiani e stranieri con degustazioni guidate di vini, assaggi di prodotti locali, spettacoli, concerti, letture di poesie, rappresentazioni teatrali, musica e, naturalmente, con i telescopi degli astrofili per ammirare il cielo rischiarato dalle stelle cadenti.
Un programma fitto di appuntamenti quello di Calici di Stelle 2006, manifestazione organizzata dalle Città del Vino, dal Movimento Turismo del Vino e dall’Unione Italiana Astrofili che attraverso l’iniziativa parallela “Notti delle Stelle” guiderà il pubblico all’osservazione degli astri.
Mentre le notti romane (il 10 e l’11 agosto) saranno riscaldate da concerti di musica dal vivo con gruppi popolari:
a Castelnuovo Berardenga (Siena) è prevista una grande cicloturistica,
a Morgex (Aosta) uno spettacolo teatrale sulle “leggende valdostane e di montagna”,
a Mondragone (Caserta) la “notte bianca dell’arte” con chiese e monumenti aperti fino a notte fonda,
a Linguaglossa (Catania) “stelle e vini alla luce del vulcano”, con degustazioni a 1.800 metri sull’Etna e una splendida fiaccolata montanara.
Nella serata di Calici di Stelle nelle piazze e nei giardini delle Città del Vino si potrà anche firmare la petizione di Legambiente e Città del Vino contro l’uso dei trucioli di legno. Impossibile citare le centinaia di eventi di Calici di Stelle 2006, il cui programma a partire dal 14 luglio è sul sito di Città del Vino e dell’ Unione Italiana Astrofili . Si prevede una partecipazione di 200 Comuni Città del Vino: al momento hanno aderito già in 140, ma c’è tempo fino al 30 luglio per le ultime adesioni che continuano ad arrivare numerose.
“Calici di Stelle – commenta Floriano Zambon, il presidente dell’Associazione Città del Vino – è uno dei principali eventi del turismo del vino in Italia, un comparto che conta ormai oltre 4 milioni di enoturisti e 2,5 miliardi di € di giro d’affari annuo. Per l’edizione 2006, che per la prima volta vede la partecipazione di Roma, prevediamo oltre 400 mila presenze solo nelle Città del Vino. Calici di Stelle è una manifestazione che cresce anno dopo anno, è un ottimo canale per promuovere i nostri territori, meta di un turismo di qualità”.
Roma capitale di Calici di Stelle 2006, manifestazione “eno-astronomica”
L’iniziativa di Roma, presso la Casina delle Rose di Villa Borghese (10 e 11 agosto, prezzo d’ingresso 8 €) vedrà la presenza di 3 grandi banchi d’assaggio: un banco d’assaggio dei vini del Lazio, gestito da Arsial ed Enoteca regionale del Lazio; un banco d’assaggio di 50 vini da vitigno autoctono con Vip – Vino in Piazza, iniziativa gestita da Autoctono srl e da Città del Vino; infine un banco d’assaggio con i vini delle cantine del Movimento del Turismo del Vino. Saranno complessivamente una trentina gli stand presenti: oltre alle cantine del Lazio, gli stand istituzionali delle Città del Vino, dell’Unione Italiana Astrofili, del Movimento Turismo del Vino, del Comune di Roma, dell’Anfosc (Associazione nazionale Formaggi Sotto il Cielo), e gli stand di prodotti agroalimentari di Cia, Coldiretti e Unione Agricoltori.
Nei punti meno illuminati saranno piazzati oltre dieci telescopi per l’osservazione delle stelle con l’assistenza degli astrofili. Il prezzo d’ingresso di 8 € darà diritto a: una borsetta porta-bicchiere, un calice da degustazione con logo Calici di Stelle 2006, un carnet per l’accesso ai banchi d’assaggio, la possibilità di degustare vini presso tutti gli stand aziendali, la partecipazione ai concerti musicali e a tutte le manifestazioni di intrattenimento.
Calici di Stelle a Roma è organizzata in collaborazione con l’ufficio Turismo del Comune di Roma, l’Arsial – Agenzia per lo sviluppo e l’innovazione in agricoltura della regione Lazio.
Comunicato stampa del 14 luglio 2006

Ocm, audizione in Senato con Città del Vino. A cura di Anna Russo Pubblicato il 04/07/2006
Le proposte della rete italiana dei Comuni Doc per il futuro del settore.
Oggi, 4 luglio 2006, audizione in commissione Agricoltura del Senato con Città del Vino sulla riforma dell’Ocm, l’organizzazione comune di mercato. Durante il momento di confronto sul futuro della vitivinicoltura italiana ed europea l’Associazione Nazionale Città del Vino, la rete dei 550 Comuni Doc, ha espresso le proprie posizioni sugli aspetti più qualificanti di una riforma che dovrà accompagnare la riorganizzazione e la crescita del settore, punta di diamante dell’agroalimentare italiano.
Città del Vino si è dichiarata favorevole all’estirpazione di 400 mila ettari di vigneto europeo, come previsto dalla proposta di riforma, ma ha chiesto che gli aiuti vengano indirizzati al pre-pensionamento dei vitivinicoltori più anziani (con 300 mila ettari di vigneto italiano gestito da persone di 65-75 anni ) piuttosto che all’espianto. Con un’alta percentuale di vigneti di età avanzata, e con l’elevata età dei nostri produttori, una misura del genere favorirebbe un rinnovamento generale, anche delle imprese.
Positiva, sempre secondo Città del Vino, l’abolizione di alcune misure di regolazione del mercato come l’aiuto alla distillazione, al magazzinaggio, gli aiuti all’uso dei mosti, ma con la previsione di una dotazione finanziaria che ogni Paese membro potrà utilizzare per finanziare le misure di sostegno più opportune. Negativa, invece, l’apertura alla nuova pratica enologica dei trucioli di legno, già in uso nei nuovi Paesi produttori. Se dovesse essere autorizzato l’uso dei trucioli, chiede Città del Vino, sarà necessario indicarlo in etichetta per rendere consapevole il consumatore sul prodotto che acquista e sulla corrispondenza tra prezzo e qualità.
Sulla semplificazione dell’etichettatura (due sole categorie di prodotto: vini a indicazione geografica e senza indicazione geografica; inserimento in etichetta del vitigno e dell’annata anche per i vini da tavola) Città del Vino chiede che venga specificato il nome del Comune di origine per i vini a indicazione geografica, per valorizzare il rapporto tra prodotto e territorio.
“Se questi sono gli obiettivi da condividere – dichiara il presidente di Città del Vino, Floriano Zambon – occorre riflettere su come sia più opportuno raggiungerli, tenendo conto del fatto che il problema delle eccedenze è, sostanzialmente, il punto di partenza: produrre di meno, produrre meglio, senza però sminuire il valore del rapporto tra vino e territorio, elemento irrinunciabile per la viticoltura italiana”.
D’altro canto il settore vitivinicolo italiano negli ultimi 20 anni, dopo lo scandalo del metabolo del 1986, ha fatto grandi passi avanti. Le Doc sono passate da 224 a 311 del 2005, le Docg da 4 a 32, le Igt da 115 a 117, per un totale di 460 denominazioni di origine.
La superficie vitata si aggira invece sui 675 mila ettari di vigneto di uva da vino dei quali oltre 233 mila a Doc e Docg; di questi, oltre 126 mila hanno una età compresa tra i 25 e i 35 anni. Inoltre 442 mila sono gli ettari destinati a vini da tavola (362.669 con un’età compresa tra i 25 e i 35 anni). La superficie media aziendale è per i vini doc e docg, di 2,15 ettari, mentre per i vini da tavola 0,69 ettari. E ancora: 300 mila ettari della superficie complessiva sono condotti da viticoltori con un’età compresa tra i 65 e i 75 anni di età.
Vigneti troppo vecchi, eccesso di produzione rispetto alla domanda reale, normative da migliorare per lo snellimento e la semplificazione delle pratiche burocratiche, forme di promozione a sostegno dell’immagine del vino italiano nel mondo senza dispersione di risorse finanziarie e di energie.
Questo, però, sostengono ancora le Città del Vino, non deve far perdere di vista alcune necessità come la tutela delle Doc, Docg e produzioni tradizionali; la tutela delle aree vitivinicole che, per peculiarità ambientali, storiche e culturali, rappresentano un patrimonio la cui sopravvivenza non può essere delegata esclusivamente alle regole del mercato (viticoltura eroica e difficile, viticoltura di montagna, delle isole, etc.).
E ancora: ribadire il forte legame tra vino di qualità e territorio di qualità, esaltando le diversità che ogni territorio sa esprimere, facendone il valore aggiunto su cui puntare nella diversificazione delle produzioni e nella loro promozione, con vini di territorio ben identificabili e non banali vini bevanda, indistinti e omologabili; ma anche valorizzare i vitigni antichi e autoctoni, promuovendo la ricerca e la sperimentazione di “nuovi vini antichi”; infine investire le risorse distolte dall’abolizione alla distillazione di crisi al sostegno alle imprese in forma di promozione, marketing territoriale, formazione, e ideando un fondo anti-crisi cui attingere in caso di necessità.
Comunicato stampa del 4 luglio 2006

Giacomo Tachis firma la petizione anti-trucioli . A cura di Anna Russo Pubblicato il 08/06/2006
Giacomo Tachis, uno dei massimi enologi italiani, spiega le ragioni della sua adesione alla petizione promossa da Città del Vino e Legambiente. E lunedì 12 giugno a Firenze iniziativa contro i trucioli nel vino. Sbagliato usarli, il legno nel vino va dosato ad arte. Giacomo Tachis
Anche Giacomo Tachis, uno dei massimi enologi italiani, firma la petizione di Legambiente e Città del Vino contro l’uso dei trucioli di legno, una pratica enologica che potrebbe essere autorizzata nei prossimi mesi a livello comunitario.
“Il mondo produttivo sta interpretando male l’uso del legno, che siano le barrique, o i trucioli – ha dichiarato Tachis a Città del Vino e Legambiente -. Il legno serve solo a passare un pizzico di acido gallico ai vini rossi per strutturarli meglio, e niente di più.
Secondo l’enologia classica e seria chi impiega i trucioli commette un errore perché usandoli si fa una concia del vino. Allora tanto vale fare un’infusione di legno e aggiungerlo al vino per aromatizzarlo.
L’uso dei trucioli non solo è una truffa ma anche un’interpretazione errata sul piano tecnico dell’enologia e dell’uso del legno”.
La firma di Giacomo Tachis arriva dopo che numerosi esponenti del mondo politico, produttivo e dell’informazione hanno preso posizione contro questa pratica enologica in uso nei nuovi Paesi produttori. Hanno già aderito alla petizione:
il presidente del Senato, Franco Marini; il deputato della Margherita, Ermete Realacci;
i ciritici e giornalisti enogastronomici Edoardo Raspelli e Paolo Massobrio, il produttore siciliano Alessio Planeta, il professore Attilio Scienza, dell’Università di Milano, la Federazione Italiana Sommelier Albergatori e Ristoratori (Fisar), l’ Associazione della Stampa Agroalimentare (Asa), i comuni di Asti, Duino Aurisina (Trieste), Montefalco (Perugia), Donnas (Aosta),
produttori di vino, studenti e docenti dell’Istituto Tecnico Agrario “E.Sereni” di Roma.
Intanto per lunedì 12 giugno a Firenze (ore 11,30, presso l’Enoteca Le Volpi e l’Uva, piazza de’ Rossi) Legambiente e Città del Vino hanno organizzato una iniziativa per richiamare l’attenzione sull’uso dei trucioli.
Interverranno:
l’On. Ermete Realacci (Margherita); il presidente di Città del Vino, Floriano Zambon;
Giovanni Ricasoli Firidolfi, presidente della Fondazione per la Tutela del Territorio del Chianti Classico; Luigi Cappellini, presidente del Movimento Turismo del Vino Toscana;
Giuseppe Liberatore, vicepresidente Federdoc e direttore del Consorzio Chianti Classico;
Piero Baronti, presidente di Legambiente Toscana.
L’Ue potrebbe infatti autorizzare nei prossimi mesi nuove norme sulle pratiche enologiche che introducono l’uso di trucioli di legno per simulare i processi di invecchiamento dei vini, senza alcun obbligo di indicare in etichetta la differenza tra vini realmente invecchiati in botti di legno e quelli con i tannini stimolati “artificialmente”.
I sottoscritti cittadini – recita la petizione di Legambiente e Città del Vino – sconcertati dalla decisione dell’Unione Europea di rivedere le norme sulle nuove pratiche enologiche, rivolgono un forte appello alla Commissaria all’Agricoltura dell’Unione Europea Mariann Fischer Boel e al Ministro dell’Agricoltura del Governo Italiano Paolo De Castro, affinché si impegnino contro l’ipotesi di approvazione della norma che legalizza l’uso di trucioli di legno di rovere al posto del tradizionale passaggio in barrique per ottenere in modo più rapido l’effetto “invecchiamento” per i vini prodotti in Europa e in Italia.
•Firma anche tu la petizione anti-trucioli nel vino
Comunicato stampa dell’8 giugno 2006

Vini invecchiati “con il trucco” . A cura di Anna Russo Pubblicato il 21/05/2006
Legambiente e Città del Vino lanciano una petizione diretta al Governo italiano e al commissario dell’Agricoltura Ue, affinché tutelino i vini invecchiati tradizionalmente nelle botti di legno e il diritto dei consumatori di scegliere cosa bere.
“L’UE TUTELI LA QUALITÀ E LE PRODUZIONI LEGATE AL TERRITORIO”
LEGAMBIENTE E CITTÀ DEL VINO LANCIANO LA PETIZIONE CONTRO I FALSI VINI BARRICCATI
“I sottoscritti cittadini, sconcertati dalla decisione dell’Unione Europea di rivedere le norme sulle nuove pratiche enologiche, rivolgono un forte appello alla Commissaria all’Agricoltura dell’Unione Europea Mariann Fischer Boel e al Ministro dell’Agricoltura del Governo Italiano Paolo De Castro, affinché si iimpegnino contro l’ipotesi di approvazione della norma che legalizza l’uso di trucioli di legno di rovere al posto del tradizionale passaggio in barrique per ottenere in modo più rapido l’effetto invecchiamento per i vini prodotti in Europa e in Italia”.
Contro le scorciatoie che minacciano le produzioni tradizionali legate al territorio, contro le pratiche furbette che danneggiano uno dei settori più forti del made in Italy, Legambiente e Città del Vino
lanciano una petizione diretta al Governo italiano e al commissario dell’Agricoltura Ue, affinché tutelino i vini invecchiati tradizionalmente nelle botti di legno e il diritto dei consumatori di scegliere cosa bere.
Città del Vino sta inoltre mobilitando i 550 Comuni associati per organizzare consigli comunali aperti ai produttori e ai cittadini.
L’Ue potrebbe autorizzare, tra breve, nuove norme sulle pratiche enologiche che introducono l’uso di trucioli di legno per simulare i processi di invecchiamento dei vini, senza alcun obbligo di indicare in etichetta la differenza tra vini realmente invecchiati in botti di legno e quelli con i tannini stimolati “artificialmente”.
“Cile, Usa e Sudafrica utilizzano i trucioli e non hanno alcun obbligo di segnalarlo in etichetta – ha dichiarato il presidente onorario di Legambiente Ermete Realacci – ma i nostri produttori di vino hanno tutto l’interesse a distinguere i loro prodotti di qualità, realizzati con cura e professionalità.
Oggi siamo il primo paese esportatore di vino al mondo con un quarto del fatturato globale del mercato, ma questo fenomeno non è casuale: è frutto dello stretto legame con il territorio, dell’intreccio tra i saperi e la creatività tipici di tanti luoghi caratteristici del Belpaese; è il frutto di talenti tipicamente italiani sui quali vale la pena di investire e scommettere per vincere le sfide del futuro”.
“Chiediamo al nuovo ministro delle Politiche Agricole di impegnarsi affinché l’Italia riveda le sue posizioni su questa pratica enologica, che nulla ha a che fare con la nostra tradizione vitivinicola – ha detto Floriano Zambon, presidente di Città del Vino -. Se poi non fosse possibile vietare l’impiego dei trucioli in Europa che almeno venga stabilito l’obbligo di indicare chiaramente in etichetta che il prodotto è stato a contatto con i trucioli di legno.
E questo sia sulle etichette dei vini europei che su quelle in arrivo dai nuovi Paesi produttori. Speriamo inoltre che i trucioli non siano la prima finestra che si apre, seguita da altre innovazioni sgradite a quei territori e a quei produttori che fanno della qualità la loro bandiera”.
Comunicato stampa del 21 maggio 2006

La vergogna del vino con i trucioli di legno. A cura di Anna Russo Pubblicato il 04/06/2006
Paolo Massobrio si occupa da venti anni, come giornalista, di economia agricola ed enogastronomia: il suo parere sul vino ai trucioli. Il vino al truciolo fa male al gusto e alla cultura.
Che si arrivasse a questo non ce lo saremmo mai immaginati. Che il Comitato di Gestione dei vini a Bruxelles avanzasse la proposta di utilizzare i trucioli di legno per fare i vini del falegname o i vini di Pinocchio, proprio non ci sta. Ma che razza di Unione è quella che appiattisce ogni differenza, sul cioccolato come sui vini, facendosi tirar la giacca da un’inconfessabile progetto di omologazione che arriva da lontano. Avevamo sorriso un anno fa quando su Internet fu scoperto un kit venduto in Canada con il quale si poteva fare il Barolo o il Chianti in casa: acqua e polverine e il gioco era fatto: ti davano persino le etichette. Poi tre mesi fa la notizia che i giapponesi avevano trovato il modo per invecchiare i vini precocemente (sic!), mentre già la tentazione del truciolo aveva fatto breccia in California e Australia. L’Italia del vino a questo punto si sente assediata, dopo aver giocato la carta delle sue diversità, dei suoi vitigni antichi che sarebbero all’incirca mille, contro i quattro o cinque dei cosiddetti “paesi emergenti”.
E proprio quando anche in casa nostra s’era smesso, da parte dei produttori che orecchiavano tendenze, di far pagare ai consumatori il frutto delle proprie sperimentazioni in barrique, proprio quando la breccia della qualità aveva invaso le cantine piccole e grandi, ecco la mazzata.
Sì, certo, qualcuno sarà felice, soprattutto chi è convinto che il vino importante sia quello che sa un po’ di quella vaniglia lasciata dai tannini delle barrique nuove.Coi trucioli risparmierà, e intanto potrà continuare a fare quel vino noioso, “internazionale”, talmente perfetto che non ha neppure bisogno di essere buono. Un giorno un anziano viticoltore mi ha fatto questa osservazione: “Quando il vino non era buono si diceva che sapeva ‘d bosch (leggasi legno)” e in quanto al cosiddetto vino “fatto col bastone”, siamo al ventennale di un epilogo che tutti ricordano come lo scandalo del metanolo.
E pensare che da un lustro persino in America girano etichette di vino con la scritta “no barrique” mentre a Terzo d’Acqui il gourmet Francesco Battuello ha fatto una Barbera con la polemica dicitura “non allevata in barrique”. Figuriamoci coi trucioli.
Ora, partendo dal supposto che il vino che sa di legno non va neanche bene per celebrare la Santa Messa (dev’essere infatti de gemine vitis e non corruptum), quello con i trucioli è perlomeno diabolico. Ma lo è nel senso che vuol togliere il gusto dell’individualità, indebolendo quelle diversità di cui l’Italia è ben ricca. Occorre resistere. E chissà che qualche Camera di Commercio che ogni anno dà il benestare ai vini doc e docg non incominci a usare la matita rossa e blu, finalmente, per bocciare quei vini di Pinocchio che adesso vorrebbero la patente europea.
Togliamogli almeno 20 punti: il vino al truciolo fa male al gusto e alla cultura… se lo riconosci lo eviti. Paolo Massobrio
Fonte La Stampa del 13 maggio 2006
•Firma anche tu la petizione anti-trucioli nel vino

Il parere di Angelo Gaja sui trucioli nel vino. A cura di Anna Russo Pubblicato il 16/05/2006
Vi invitiamo a leggere attentamente il parere di un grande esperto sul “problema” dell’uso dei trucioli nel vino.
Il testo è stato pubblicato sull’allegato elettronico della rivista “Il Sommelier”: 23° anno – La prima rivista di enologia, gastronomia e turismo Reg. Tribunale di Pisa n° 21 del 15.11.1983
•Il parere di Angelo Gaja sui trucioli.
Abbiamo letto commenti di viva indignazione nei confronti del Comitato di Gestione dei vini di Bruxelles per avere autorizzato la pratica dei trucioli di legno in enologia anche per i vini europei inclusi quelli prodotti in Italia.
Bruxelles non ha fatto altro che accogliere la richiesta che era giunta dai paesi produttori membri di autorizzare anche per il vino europeo quelle pratiche già largamente usate in Australia e negli altri paesi del Nuovo Mondo; pratiche caldeggiate anche da esponenti di primo piano del mondo industriale e cooperativistico italiano ed ovviamente dalle rispettive associazioni di categoria e da altre ad esse equiparate le quali tutte godevano del largo consenso dei loro associati.
Ora il pericolo è quello di un ennesimo inciucio all’italiana.
Non è ammissibile autorizzare in Italia l’uso dei trucioli per i Vini da Tavola se non è stato PRIMA individuato e riconosciuto il metodo ufficiale di analisi che consenta a chi dovrà POI operare i controlli di rilevare se il vino sia maturato in barrique, se abbia invece ricevuto l’aggiunta di trucioli di legno oppure ancora se il produttore abbia utilizzato le une e gli altri.
Perché autorizzare i vini da tavola all’uso dei trucioli significa anche che occorrerà porre sotto controllo i vini IGT, DOC e DOCG, ma il metodo ufficiale di analisi per riconoscere se sono stati utilizzati i trucioli anziché la barrique va ancora individuato, poi testato ed infine approvato ufficialmente. E non saranno certamente tempi brevi.
Potrebbe anche succedere che gli inesperti che abusino/o semplicemente usino la barrique con scarsa maestria per dei vini che non siano Vini da Tavola corrano il rischio di venire perseguiti.
Altrochè Bruxelles, è tutta farina del nostro sacco.
Angelo Gaja 15 Maggio 2006

Trucioli nel vino? A cura di Anna Russo Pubblicato il 12/05/2006
L’Ue è pronta a legalizzare l’uso di frammenti di legno di rovere per l’invecchiamento “artificiale” del vino prodotto in Europa. Legambiente e Città del Vino: si tratta di pratiche misconosciute dalla tradizione enologica italiana.
VINO: UE PRONTA A DARE OK A TRUCIOLATO PER INVECCHIAMENTO ARTIFICIALE DEI VINI. CITTÀ DEL VINO e LEGAMBIENTE: “PREOCCUPA IL BENESTARE DEL GOVERNO ITALIANO, IN DIREZIONE OPPOSTA ALLA QUALITÀ”
L’Ue è pronta a legalizzare l’uso di frammenti di legno di rovere per l’invecchiamento “artificiale” del vino prodotto in Europa. Una revisione in questo senso dei regolamenti comunitari sulle pratiche enologiche è stata già praticamente accettata dal comitato Ue di gestione del vino, che si è riunito l’ultima volta lo scorso 2 maggio a Bruxelles. Prima di essere approvata, però, la proposta di modifica delle norme vigenti è stata inviata all’Organizzazione mondiale del commercio (Wto) a Ginevra, per informarne i suoi paesi membri e permettere loro di presentare evenutali osservazioni.
Le nuove regole, infatti, includono alcune disposizioni sull’etichettatura dei prodotti, che devono passare al vaglio dei partner commerciali. L’approvazione finale del comitato di gestione Ue dovrebbe avvenire alla fine del periodo di consultazione, entro due-tre mesi.
“La pratica enologica in uso negli Stati Uniti e ora ammessa anche in Europa va decisamente contro la tradizione e l’identità vitivinicola europea e italiana in particolare. – spiegano Ferrante e Zambon – Indurrà in confusione il consumatore e rischia di mettere in crisi quel che resta di una plurisecolare tradizione artigianale, quella dei bottai. Il vino di qualità non è una bevanda che si ottiene per aggiunta di ingredienti, ma il risultato di un lavoro serio e attento. Avremmo preferito un sistema di regole per un uso corretto delle barrique. Così non è”.
Legambiente e Città del Vino si appellano al nuovo governo affinché venga sbarrata la strada all’impiego di queste pratiche che nulla hanno a vedere con la tradizione enologica italiana.
Gli attuali regolamenti Ue, com’è noto, non prevedono la possibilità di sostituire l’impiego di truciolati di legno al tradizionale passaggio in ‘barrique’, per aumentare il contenuto di tannini e simulare l’invecchiamento del vino.
La ragione invocate per modificare queste norme è che i concorrenti dei produttori europei sui mercati mondiali, e in particolare Cile, Usa e Sudafrica, non solo non devono rispettare questo divieto, ma, in virtù di recenti accordi con l’Ue, possono esportare sul mercato comunitario vini “invecchiati ai trucioli”, senza alcun obbligo di indicazione dell’uso di questa pratica in etichetta.
Gli emendamenti proposti dalla Commissione europea, che all’inizio erano stati accolti con riserve dagli Stati membri produttori (Francia, Spagna, Portogallo, Italia, Grecia, Cipro, Ungheria e Lussemburgo) alla fine sono stati accettati da tuti (Italia compresa), in particolare dopo che sono state chiarite alcune norme sull’etichettatura.
I vini per i quali si ricorre all’aggiunta di trucioli – va sottolineato – non comportano alterazioni organolettiche né rischi sanitari, ma resta il fatto che non poter distinguere tra i vini invecchati “davvero” in barrique e quelli con i tannini stimolati “artificialmente” non sarebbe coerente con gli obiettivi europei di promozione delle qualità tradizionali, e certo non sarebbe giusto per i consumatori.
Le nuove norme tengono conto di queste ragioni, e, pur non prevedendo l’indicazione obbligatoria in etichetta dell’eventuale impiego di truciolato, vieteranno l’indicazione “invecchiato in barrique” per i vini prodotti in questo modo, anche quando un breve passaggio in botte si sia aggiunto all’immersione dei frammenti di legno di rovere.
In più, sarà possibile, per gli Stati membri che lo vorranno, escludere l’uso del truciolato per la categoria Vqprd (vini di qualità prodotti in regioni determinate), ovvero tutte le Doc e Docg, limitando il campo d’applicazione delle nuove norme ai soli vini da tavola. Ed è precisamente quel che intende fare l’Italia, che ha spinto per ottenere questa possibilità.
Comunicato stampa del 12 maggio 2006

“La più sana e la più igienica delle bevande”. A cura di Anna Russo Pubblicato il 28/04/2006
Louis Pasteur 175 anni or sono dichiarò tale il vino.
Il vino deve essere sempre più il simbolo che propizia la pace fra gli uomini
e aggiunge un sorriso all’amicizia e all’amore. Edmondo De Amicis
Riflettere sui giudizi positivi espressi a favore del moderato e costante consumo di vino dalla Scienza medica fa scaturire certamente un maggiore interesse per il vino, sia nei bevitori che negli astemi, poiché l’argomento è stato studiato sotto il profilo della salute fisica e psichica.
Tralasciando ogni trattazione tecnica e scientifica inerente l’Enologia, disciplina molto vasta e complessa poiché fondata su conoscenze scientifiche della chimica, microbiologia, fisica, meccanica, ecc., mi limito ad alcune particolari considerazioni e a riportare in forma sintetica alcuni giudizi di autorevoli Studiosi che attestano l’utilità del consumo del vino durante i pasti come efficace complemento della razionale alimentazione.
A parte gli apprezzamenti di antichi personaggi quali Ovidio, Plinio, Columella, la prima autorevole definizione moderna di vino si deve allo scienziato francese Louis Pasteur, che circa 175 anni or sono lo dichiarò “la più sana e la più igienica delle bevande”.
Questa bevanda naturale e inimitabile, di millenaria e nobile tradizione, ha affascinato anche poeti, scrittori e artisti vari. Ricordiamo, ad esempio, Edmondo De Amicis: “il vino deve essere sempre più il simbolo che propizia la pace fra gli uomini e aggiunge un sorriso all’amicizia e all’amore”.
Ed è anche ben noto il suo significato religioso.
È necessario innanzitutto una netta distinzione tra uso e abuso di vino e tra vino e superalcolici.
L’ alcolismo è un fenomeno patologico che va prevenuto e combattuto, mentre l’ingestione dell’alcool in giuste dosi agisce come complemento dietologico nell’angina pectoris e nelle affezioni coronariche in genere (atti del XIX Simposio Internazionale di Fisiopatologia dell’Alimentazione).
L’azione tonificante dell’alcool migliora il lavoro muscolare aumentandone il rendimento.
Molti igienisti, biologi e medici considerano il vino un efficace complemento della dieta: il vino sano e genuino è un alimento, agisce da catalizzatore dell’assorbimento dei cibi ed è un corroborante.
La complessa e armonica composizione che la Natura ha riservato al succo d’uva fermentato fa sì che l’alcool è legato ad altri costituenti benèfici, per cui esso nell’organismo ha un effetto assolutamente diverso dall’alcool contenuto nelle altre bevande di tipo industriale più o meno artificiali.
L’alcool in giusta dose rappresenta un antidoto ai processi di decalcificazione senile e favorisce l’eliminazione delle scorie tossiche dai tessuti, facilita la circolazione sanguigna e contribuisce a combattere la malinconia dell’età avanzata.
Ciò sarebbe dimostrato dal fatto che nella dieta dei centenari vi è la presenza costante di bevande alcoliche genuine come il vino: di qui il detto popolare “il vino è il latte dei vecchi”. Esso ha pure grande importanza nel trattamento dell’obesità, poiché attiva per via naturale e fisiologica i processi metabolici.
Dal punto di vista biologico il vino può essere considerato un alimento dinamogeno, sulla conoscenza che l’alcool, venendo rapidamente metabolizzato, si trasforma in gran parte in calore (apporto di circa 700 calorie/litro).
Le malattie ischemiche e aterosclerotiche del miocardio risulterebbero ridotte dal 30 al 70% in soggetti che bevono modeste quantità di vino rispetto ai non bevitori.
La mortalità relativa è inferiore nei saggi bevitori rispetto agli astemi e rispetto a quelli che ne abusano. La dose capace di esplicare questa azione protettiva si aggirerebbe sui 500-600 cc di vino al giorno di 10-12 gradi nei due pasti principali. Non tutte le bevande alcoliche hanno lo stesso grado di protezione: considerato uguale a 1 il rischio di infarto per i non bevitori, nei bevitori moderati di vino esso scende a 0,4 , mentre per chi consuma birra il rischio rimane a 0,8 e per i consumatori di super alcolici a 0,9.
Sembra che il vino, specialmente rosso, eserciti la sua azione protettiva influendo essenzialmente sui lipidi plasmatici e impedendo la formazione di placche aterosclerotiche e l’adesione delle piastrine del sangue alle placche (Paoletti).
La conferma della quantificazione della “giusta dose” si riscontra nella “Fisiologia Medica” di Guyton. Qui è dimostrato che l’apporto di un grammo di alcool per kg di peso corporeo introdotto nella dieta quotidiana è utile all’economia di tutto l’organismo, rendendo anche più gradevole l’appetibilità delle vivande che vengono meglio digerite per l’attivazione delle secrezioni gastriche, ripristinando il tono vitale e migliorando lo stato psichico dell’individuo.
Se ne deduce che un uomo adulto normale del peso di 70 kg può tranquillamente consumare 500-600 cc di vino al giorno; per le donne se ne consiglia la metà.
Il vino costituisce, inoltre, un blando psicofarmaco fisiologico, come dimostra il fatto che le popolazioni consumatrici di vino consumano meno tranquillanti.
E poi? E’ immaginabile la tanto decantata dieta mediterranea senza un bicchiere di buon vino?
Nicola Buongiorno enologo e agronomo, accademico ordinario dell’Accademia italiana della vite e del vino

Vino ai Trucioli – A cura di Anna Russo Pubblicato il 22/05/2006
Sono Franco Marini, Presidente del Senato, ed Ermete Realacci, Presidente onorario di Legambiente e presidente del Comitato promotore di Voler bene all’Italia, i primi firmatari della petizione lanciata a Castel Del Monte (AQ) in occasione di Volere bene all’Italia, la festa nazionale dei piccoli comuni, da Legambiente e Città del Vino per tutelare i vini invecchiati tradizionalmente nelle botti di legno. La petizione è diretta al Governo italiano e al commissario dell’Agricoltura Ue, affinché tutelino il diritto dei consumatori di scegliere cosa bere. L’Ue potrebbe infatti autorizzare, tra breve, nuove norme sulle pratiche enologiche che introducono l’uso di trucioli di legno per simulare i processi di invecchiamento dei vini, senza alcun obbligo di indicare in etichetta la differenza tra vini realmente invecchiati in botti di legno e quelli con i tannini stimolati “artificialmente”.
Comunicato stampa del 22 marzo 2006

Link di www.superva.com correlati all’argomento:
Vocabolario del vino
Anna & “Il Sommelier”
Enoturismo: La crescita c’è ma è senza regia
Petizione anti-trucioli nel vino
I benefici del vino
Vini invecchiati “con il trucco”
Trucioli nel vino?
Un bicchiere di vino toccasana per la salute
Turismo del vino
Le Dimore di Bacco
La nuova “Guida alle Città del Vino”


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