CASTECAMPAGNANO(CE) LA TERRA DEL PALLAGRELLO.
Il Pallagrello è un vitigno autoctono casertano, a bacca sia bianca sia nera, la cui provenienza risale presumibilmente all’antica Grecia.
Il Pallagrello è un vitigno autoctono casertano, a bacca sia bianca sia nera, la cui provenienza risale presumibilmente all’antica Grecia. La denominazione deriva dal dialettale u pallarell, ovvero piccola palla, riferito all’acino minuto e rotondo.
I vigneti sono ubicati prevalentemente nei comuni di Caiazzo, Castel Campagnano, Castel di Sasso, Pontelatone e nelle zone limitrofe di Piedimonte Matese, S. Angelo d’Alife, Alvignano, Alvignanello, Ruviano, in un terreno argilloso, ad un’altitudine fra i 200 e i 350 metri, tra i massicci montuosi del Taburno e del Matese.
È un vitigno vigoroso, con buona tolleranza alla siccità ed alla botrytis, dalla resa per ettaro di circa 70/80 quintali.
All’analisi organolettica il Pallagrello bianco fermentato in barrique si presenta di colore giallo oro e offre all’olfatto un ampio bouquet, con delicate note di miele, pesca, ginestra, fieno, cera d’api; al gusto è ricco, morbido, equilibrato, caratterizzato da lunga persistenza con prevalenza di aromi speziati, note di frutta candita e accenni di mandorla tostata e vaniglia.
Il vino bianco fermentato in acciaio è di colore giallo paglierino, brillante; al naso propone profumi di frutta fresca con una dominanza di note di mela, pera, ananas e melone; al gusto è equilibrato, di buona persistenza aromatica con lungo finale di albicocca secca.
Il Pallagrello nero è un vino potente, di grande struttura, dal colore rubino intenso; al naso sopravanzano sentori balsamici, che si aprono a un’ampia sequenza di note richiamanti frutti di bosco, pepe verde e cioccolato; al gusto è armonico, morbidamente vellutato; la persistenza aromatica è lunghissima e sfuma lentamente in una scia speziata con tracce di more e mirtilli.
Il Pallagrello bianco e il Pallagrello nero rientrano nella Igt Terre del Volturno.
In un testo del 1759 si legge: “I vini di questa contrada sono eccellenti così bianchi come rossi, e sono de’ migliori del Regno così per loro qualità, e natura, come per la grata sensazione che risvegliano nel palato. Vanno sotto il nome di Pallarelli, e sono stimatissimi ne’ pranzi”.
Ferdinando IV di Borbone, nel territorio compreso tra il monte San Silvestro e il Belvedere di San Leucio, ordinò ai suoi giardinieri la realizzazione della spettacolare Vigna del ventaglio, “un semicerchio – precisa una descrizione del 1826 – diviso in dieci raggi, tanto somigliante ad un ventaglio che ne ha preso e ritenuto il nome. Ciascun raggio, che parte dal centro, ov’è il piccolo cancello d’ingresso, contiene viti d’uve di diversa specie”.
Nei dieci raggi, altrettante diverse qualità di uve del Regno delle Due Sicilie, tra le quali due casertane: il Pallagrello bianco e il Pallagrello nero, all’epoca denominate, rispettivamente, Piedimonte bianco e Piedimonte rosso.
Il re apprezzava talmente il vino Pallagrello, soprattutto il bianco, da vietare severamente il passaggio in una vigna situata in località Monticello nella cittadina di Piedimonte Matese, dove aveva fatto impiantare questo vitigno.
Probabilmente colpito dalla micidiale fillossera, il Pallagrello fu messo da parte all’inizio del 900 in favore di piante più resistenti e maggiormente produttive.
Il recupero del vino del re è il risultato di un misto di indomita passione, lungimirante intelligenza, costante dedizione, ferma volontà. I riconosciuti protagonisti della ripresa sono l’avvocato Peppe Mancini, la giornalista Manuela Piancastelli(nella foto), l’enologo Luigi Moio.
Terre del Principe, l’azienda della famiglia Mancini a cui collabora anche Masina, è una sfida d’amore già nel nome, indice del desiderio di regalare suggestive, incantevoli, seducenti emozioni.
Anna Russo
Categorie: Enologia e Viticoltura
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