“Laghi flegrei, il piano salvataggio. Pozzuoli. I piani di salvataggio per il lago di Lucrino e l’Averno serviti sul tavolo della politica alla vigilia delle elezioni europee e provinciali. Convegni e dibattiti in cui le promesse non sono più solo sussurate: per il Lucrino la Regione ha già pronto 4 milioni di euro, per l’Averno la bonifica è in corso già da 4 mesi, guidata da Italia Lavoro. Si fa sul serio. O almeno si spera. C’è pure la Provincia a presentare l’elenco delle cose da fare senza più perdere tempo, ad incominciare dalla riqualificazione della stradina del Lucrino, vero affronto alla decenza. Sulle sponde dei due bacini, regna un’idea comune: ridare decoro ad una zona da troppo tempo abbandonata. Il recupero passa per tre progetti già finanziati. Sulle sponde dell’Averno sono al lavoro gli Lsu della Regione che hanno già realizzato piccole aree destinate a relax con la realizzazione di un percorso naturalistico. È stato pure messo in sicurezza il canale-foce che porta l’acqua del lago verso il mare. Il Lucrino è invece ancora in una fase di proclami. Ma qui c’è da fare i conti anche con una situazione atipica: perché lo specchio d’acqua è proprietà privata. E il proprietario ha più volte sollecitato rimedi contro il degrado delle acque provocato da immissioni fuorilegge. Insomma, un po’ tutti da queste parti seguono con attenzione le vicende legate al recupero dei due laghi flegrei, il cui degrado pontifica nell’eccessiva tolleranza. E si chiedono: perché tutti questi ritardi? Lentamente la leggenda dei laghi del mito è stata distrutta. ’indifferenza non ha solo colpito e inquinato due specchi d’acqua, ma ha ucciso dei simboli, delle leggende, i pochi segni superstiti di una tradizione millenaria di questa terra. Laghi morti lentamente, uccisi dalla modernità e dalla voracità che negli ultimi decenni li ha trasformati nelle più infami cloache campane. Come dimenticare le incredibili morie di pesci dell’Averno, distrutto dal troppopieno delle condotta borbonica che da Napoli va al depuratore di Cuma. O il terriccio che ostruisce il ricambio naturale del Lucrino. Due emblemi della piratesca aggressione subita, altro che i luoghi cantati da Virgilio o Dante. Eppure da queste parti basta puntare l’indice su un luogo qualsiasi per veder spuntare, simbolicamente, uno dei tanti personaggi che la geografia dei miti colloca qui. Posti divenuti invisibili con il passare del tempo, perché qui quasi nessuno ci viene più. Forse ora, dopo tante lotte e denunce siamo dinnanzi ad una svolta: i progetti ci sono, i soldi anche, le idee pure. Una strada in discesa per gli amministratori. Un processo di bonifica e rilancio che non può più subire rinvii. (Pino Taormina, Il Mattino)


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