VENERDI 13 A IL CHIOSTRO DI CASTELLABATE LA DISCUSSIONE SULL’ARTICOLO DI ISAIA SALES SUL
CILENTO CON ISAIA SALES E MARCO DE MARCO
Care e cari,
vi ricordiamo gli appuntamenti del fine settimana.
Tutto il fine settimana è dedicato ai DOLCI NOBILI : gelati, torte e tiramisu, yogurt in degustazione che si affiancheranno al menu classico sempre presente di formaggi e salumi.
VENERDI 13 alle ore 19.00 ISAIA SALES E MARCO DE MARCO saranno nostri ospiti per discutere di Cilento e di suo futuro nell’ambito del confronto che si è aperto sulle pagine del Corriere del Mezzogiorno : una bella occasione da non perdere.
SABATO 14 alle ore 21.30 CENA SPETTACOLO A RITMO DI JAZZ con THE MOON OF NUNU’.
DOMENICA 15 alle ore 11.00 : I DOLCI NOBILI RACCONTATI DA CHI LI FA incontro con Vincenzo Scognamiglio ideatore di SCARAMURE’ .
Care e Cari,
non molti giorni fa Isaia Sales ha pubblicato sul Corriere del Mezzogiorno un interessante articolo sul Cilento. Si è aperta una discussione nella quale anche io ho avuto modo di intervenire.
Entrambi gli articoli li trovate allegati.
Ho ragionato con Isaia Sales e Marco De Marco di una discussione da fare ospiti de il Chiostro a Castellabate.
Hanno accolto l’invito e così, venerdì 13 alle ore 19.00 presso il Chiostro vineria a Castellabate in via Duomo, si terrà l’incontro.
Mi sembra una bella occasione per invitarvi ad essere partecipi di un confronto che sarà sicuramente interessante con riferimento ad un’area della nostra regione il cui futuro riguarda i Cilentani ma anche tutti quelli che hanno imparato ad apprezzare un territorio così straordinario insieme alla sua gente.
Vi aspettiamo,
Gianfranco Nappi(nella foto)
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L’ARTICOLO DI ISAIA SALES
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Il Cilento si è ormai definitivamente imposto tra le eccellenze nell’offerta turistica della nostra regione. Si è affiancato alla Costiera amalfitana, alla Penisola sorrentina, a Capri, Procida e Ischia, con una spiccata e inimitabile identità.
Il suo mare resta il più bello e il più pulito della Campania. Ma chi sceglie di andarci in vacanza sa esattamente cosa cerca, cioè uno stile di vita prima dello stesse splendide spiagge, della inconfondibile macchia mediterranea, della cucina semplice e genuina.
La tranquillità, il lento scorrere del tempo, la sobrietà, l’autenticità e la schiettezza nelle relazioni con gli abitanti e con i luoghi: valori immateriali che nessun altro territorio sa dare, che in gran parte non riescono più ad offrire le storiche località turistiche campane, dove la ristrettezza degli spazi, il sovraffollamento, il traffico caotico per arrivarci, la vicinanza a Napoli, le hanno rese un prolungamento estivo dell’area metropolitana, e dove ormai l’unica scelta per regolarne l’afflusso è una politica di alti prezzi, che tiene lontani i meno benestanti ma non i meno civili.
Nel Cilento, invece, la selezione degli ospiti non avviene sulla base delle tasche ma sullo stile di vita che ci si aspetta.
Questo risultato non era scontato, non è dato per sempre e deve essere tutelato a tutti i costi dagli amministratori locali e regionali.
Fino a pochi decenni fa il Cilento era identificato come la zona più arretrata e povera della nostra regione, con un destino che sembrava segnato dalla immobilità, non dissimile da quello delle altre aree interne campane e del resto del Mezzogiorno.
Ma, come gli altri territori interni del cosiddetto “osso”, il passaggio dalla miseria ad un discreto benessere è avvenuto senza grandi sussulti, senza perdere l’anima e la propria identità, senza essere travolti dalla desolazione della speculazione edilizia in collina e montagna come è avvenuto in Irpinia dopo il terremoto del 1980 (desolazione e spaesamento raccontati splendidamente da Franco Arminio) o sulla costa, come è avvenuto per il litorale domizio e per la Calabria tirrenica.
Anche se alcuni esempi di devastazione edilizia sono ancora visibili ad Agropoli, ad Ascea, a Casalvelino, a Castellabate e perfino ad Acciaroli.
Cosa ha impedito al Cilento di evitare la fine di gran parte delle coste tirreniche meridionali?
Indubbiamente la scelta di istituire il Parco nazionale nel 1991.
Senza la presenza e i vincoli del Parco, i singoli e piccoli comuni del Cilento sarebbero stati travolti dalle pressioni di costruttori e politici che non riescono a vedere lo sviluppo senza manomettere ciò che la natura e l’uomo ci hanno tramandato, puntando sulla colonizzazione edilizia rispetto alle proprie identità.
Con l’istituzione del Parco il Cilento si è presentato sulla scena politica regionale e nazionale come un’unica realtà senza frammentazioni e senza particolarismi che ne avrebbero annullate le potenzialità.
Ciò le ha dato forza e un potere contrattuale che non aveva mai avuto in tutta la sua storia precedente.
Non fu una scelta facile, e gli oppositori furono tanti e agguerriti, anche tra le forze politiche e imprenditoriali locali.
Perciò bisogna dare atto all’ambientalismo italiano e cilentano, e ai pochi politici che all’epoca sostennero quell’ipotesi di sviluppo in controtendenza rispetto agli umori e agli interessi locali.
Fu quella scelta che fece emergere una nuova classe dirigente, che nel tempo ha soppiantato sui comuni il notabilato clientelare che vi dominava.
E da quella scelta che prese le mosse l’ascesa di Angelo Vassallo come leader del nuovo Cilento.
Poi all’istituzione del Parco seguì un’altra scelta decisiva: la depurazione delle acque attraverso impianti tecnologicamente avanzati in sostituzione delle condotte sottomarine (che portavano gli scarichi di fogna e le altre acque ad alcune centinaia di metri dalla costa fidando nella capacità auto-depurativa del mare) che fino ad allora erano state le uniche modalità di depurazione in tutte le zone balneari della Campania.
Per quella scelta furono decisive le risorse europee messe a disposizione dalla Regione tra la fine degli anni novanta e per tutto il decennio bassoliniano.
E’ stata la scelta degli impianti di depurazione, rispetto alle condotte sottomarine, che oggi decide la differenza tra il mare cilentano e quello della Costiera amalfitana e della Penisola sorrentina.
Oggi le bandiere blu delle spiagge cilentane sono le più numerose dell’intero Sud tirrenico e vengono esposte dai lidi con l’orgoglio di un faticoso percorso. Non si tratta, è ovvio, di un risultato per sempre, e in alcuni tratti bisogna completare l’opera, come ad esempio per le spiagge di Ogliastro e di Montecorice. Anche la scelta dei porti (non di tutti, di alcuni si poteva fare a meno) si è rivelata utile, e quello di Acciaroli è sicuramente il più bello e funzionale.
Perciò, l’aver eliminato i collegamenti passeggeri attraverso la metropolitana del mare da parte della giunta regionale di Caldoro è stato ed è un danno che deve essere assolutamente riparato.
Utile è stato il completamento della strada cilentana oltre Vallo della Lucania e quello della Bussentina fino al golfo di Policastro.
Da segnalare, inoltre, un esplodere di imprenditoria turistica di piccole dimensioni: il numero e la qualità di agriturismo e di B&B è stata ed è notevole, quasi tutti finanziati dal Parco e dai fondi europei.
Con una cura per la ripresa della pietra cilentana, che ha dato al paesaggio urbano una caratteristica unica. Ed io stesso ho potuto sperimentare quest’anno la qualità dell’accoglienza in uno di essi.
Ma la novità più significativa è nel campo della produzione di uva e di vino.
Il paesaggio agrario sta velocemente cambiando, e i vigneti stanno diventando una nuova identità accanto agli olivi e ai fichi.
Alcune qualità di vino si avvicinano già alle migliori produzioni campane e italiane.
Così il Cilento è diventato anche terra di vino, dopo le eccellenze raggiunte nell’olio, nei fichi, nei fagioli e nei ceci.
E a me non dà fastidio se migliaia di persone vanno a Castellabate a vedere i luoghi dove è stato girato il film Benvenuti al Sud.
In conclusione, il Cilento di oggi deve quello che è a scelte coraggiose fatte alcuni anni fa.
E’ il luogo dove la strategia ambientalista ha prodotto dei risultati notevoli e ne ha cambiato la storia. Qui i fondi europei e la Regione hanno dimostrato come si può accompagnare bene il cambiamento profondo di una realtà territoriale prima ai margini. Perciò faccio un invito agli amministratori del Cilento di riflettere insieme sulle ulteriori cose necessarie per consolidare questi risultati, a partire dalla nuova programmazione dei fondi europei da qui al 2020, nella consapevolezza che il marchio del Cilento (e le scelte collettive per tutelarlo) sono molto più importanti delle singole esigenze dei loro piccoli comuni.
(Uscito il 28-8-2013)
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Gianpaolo Necco, piccola annotazione.
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Anni fa, almeno 15, c’era un gran fermento attorno all’idea di un sindaco che chiedeva l’annessione del Cilento alla Basilicata per far uscire quel territorio dall’isolamento che si avvertiva specialmente quando i cittadini di quelle popolazioni dovevano recarsi presso le istituzioni maggiori (Regione a Napoli e Provincia a Salerno) per qualsivoglia incombenza amministrativa, affrontando un vero e proprio viaggio e levatacce per trovare uffici ancora aperti e operanti.
Ne scrissi allora, convinto, com’ero, che vista la sordità romana di accettare il Cilento o come sesta provincia o come territorio annesso alla vicinissima Basilicata, non restava altro che indire un referendum e andare avanti. Ma non se ne fece nulla perché quella battaglia non andava fatta nei mesi invernali (quando l’esasperazione ed il disagio erano tantissimi e non c’era un politico – nei tre livelli – che ascoltasse), bensì d’estate, quando la gente, e forse anche i politici, era più propensa al dialogo, alla costruzione di un futuro migliore e soprattutto, meno stressante per i residenti.
Ho letto il pezzo di Isaia e lo trovo rispondente alla visione di chi preferisce guardare al futuro chiudendo un occhio sul presente ed entrambi sul passato. E’ normale e logico che sia così ma negli anni in cui il governo regionale e anche quello provinciale di Salerno erano guida esclusiva delle forze di centrosinistra mai quell’appello ha trovato risposte.
Da giornalista agricolo-ambientale ho visitato spesso il Cilento, mi sono fermato a dormire, ho parlato con la gente del posto: d’estate va tutto più o meno bene, (ma non s’è mai accennato a progettualità future), ma d’inverno è una pena, silenzio e problemi che si perpetuano; inutile parlare delle nuove strade. I residenti, molti, non lasciano le loro zone da anni…i giovani no, e il metro del mare lo rimpiangono più degli altri.
Si dice: c’è il parco, ma il buon Amilcare Troiano (mio vecchio compagno in Consiglio) ha cercato e ancora cerca di mettercela tutta, le iniziative non gli mancano; forse è la gente del posto che è stanca di promesse vane, e non riesce (o non vuole?) stare al suo passo.
Oggi, per tornare all’argomento, si discetta di queste cose e d’altro, come si usa d’estate sotto l’ombrellone o, come in questo caso, al Chiostro, magari con un po’ di cacio e un buon bicchiere di vino, (i menù pomposi non si addicono ai laboriosi cilentani) , ma l’autunno è vicino e i problemi di quella zona della provincia più grande d’Italia , quelli che servono per il decollo utile ad appaiarsi alle due vicine e più fortunate costiere amalfitana e sorrentina, sono ancora tutti in attesa di essere risolti; occorre ancora tanta determinazione, per imprimere la svolta auspicata, velocemente. Senza lasciar scorrere altro tempo chè unendosi a quello del passato lascerebbe inattuate e chissà ancora per quanto, le belle riflessioni pur lette nel piccolo saggio di Sales.
Caro Gianfranco, ho letto il tuo articolo e mi piace la tua proposta per l’Expo 2015; un bel salto del Cilento che in una esposizione mondiale troverebbe estimatori ancor più allettati da “cosa” e “quanto” metteresti nel piatto virtuale. Mi auguro che in Regione qualcuno raccolga la proposta ma allora perché non invitare la De Girolamo? Visto che sarà il Governo a fare la parte del leone. La ministra è beneventana, conosce i problemi delle zone interne che già di per sé sono sinonimo di isolamento.
Vabbè, la finisco qua, magari ci vediamo a Napoli alla tua vineria per parlare anche un po’ di questa città che ancora non si sa dove (e come) trovare gente che governandola le voglia veramente bene.
Con stima e amicizia, un caro saluto anche ai due ospiti oltre che a te, naturalmente, ciaooooooooooooooooooooooooo
Gianpaolo Necco
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