A Bolzano l’ospedale con le piume: la salvezza dei volatili impallinati.
In inverno il centro avifauna di Bolzano è la salvezza di tanti volatili. Infatti arrivano gli esemplari più stremati, affamati e infreddoliti. Inoltre d’estate, in concomitanza con il periodo dell’involo dei nidiacei, gli animali in cura arrivano a toccare le cento unità. Il re di questi giorni, il più coccolato e vezzeggiato, è uno splendido allocco, un rapace notturno dagli occhioni di un blu profondo.
“Da quando l’anno scorso ci siamo costituiti in associazione – spiega il veterinario Vincenzo Mulè, uno dei pochi esperti di patologie aviarie in regione – continuano ad arrivare nuovi uccelli: sono soprattutto i privati cittadini a consegnarci gli animali, spesse volte si tratta di nidiacei caduti dal nido, ma non mancano nemmeno gli adulti bisognosi di interventi d’urgenza. In estate poi Guardia di Finanza e Carabinieri ci portano moltissimi nidiacei sequestrati ai cacciatori, che violano le leggi ed usano gli uccellini come richiamo per i volatili di grosse dimensioni”. Il centro è dedicato a Frida Vienna, una signora scomparsa due anni fa il cui amore per gli uccelli è quasi leggendario tra i volontari: si narra che in casa avesse numerose voliere e che gli animali le fossero così affezionati da tornare a trovarla persino molto tempo dopo l’avvenuta guarigione. “Se non fosse per i volontari questa struttura non esisterebbe – prosegue Mulè – tutta l’attività poggia su di loro: non solo danno da mangiare agli uccelli, ma provvedono persino alla costruzione delle voliere e degli altri ricoveri, la loro passione è così forte che sono anche i principali sponsor del centro, che finanziano di tasca propria”.L’importanza di una simile struttura è dimostrata dal numero di animali ricoverati (si parla di duecento in pochi mesi) e dalla percentuale di quelli guariti (che si aggira sull’80% abbondante): la Provincia di Trento si è subito accorta dell’importanza del centro bolzanino, col quale si è accordata affinché i volontari del Frida Vienna si prendano cura dei rapaci trentini feriti o malati (sino ad oggi sono una quarantina, trenta dei quali sono poi stati liberati) sino a quando non sarà terminato un analogo centro sul territorio della vicina provincia. “Purtroppo non possiamo sostituirci completamente alla natura – aggiunge Mulè – e se nel caso degli uccelli adulti la percentuale di quelli che guariscono è elevatissima altrettanto non si può dire dei nidiacei: in genere uno su due muore, è il prezzo della lontananza dal nido; interessante notare come invece non sia ancora tornato per un secondo ricovero nessuno dei volatili che abbiamo già curato ed inanellato per il riconoscimento. Ma un centro come il nostro è importante anche per tutti noi: infatti assieme alla Provincia di Trento ed alla Asl trentina abbiamo avviato un osservatorio epidemiologico sugli uccelli, non tutti lo sanno ma molte delle loro malattie posso essere trasmesse all’uomo, come la tubercolosi, la salmonellosi, le parassitosi”. Mentre Mulè spiega la vita quotidiana del centro (gli uccellini vanno nutriti – spesso imboccati – ogni due ore), Marisa è intenta ad accudire un piccolo di colombo: lei è una di quei cinquanta volontari che rendono possibile la sopravvivenza del centro. “Tutti prestiamo il nostro tempo ed i nostri servizi gratuitamente – conclude Mulè – mossi unicamente dalla nostra grande passione comune: chiunque può unirsi a noi, a tutti garantiamo una preparazione adeguata e la possibilità di accudire i volatili in prima persona e, raggiunta una certa esperienza, di trattare anche con i rapaci”.
Categorie: Ornitologia
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