A scuola da Micio e Fido. Una lezione bestiale: quando cani e gatti sono i maestri in 10 regioni.
Dopo matematica e geografia arriva l’ora di “cura degli animali”. Ed è facile immaginare quanti scolari diventano improvvisamente diligenti per non perdersi neanche un attimo della lezione che vede sulla cattedra cani, gatti e altri piccoli animali domestici.
Si tratta del progetto A scuola di petcare che coinvolge oltre 3mila scuole elementari di 10 regioni, mille ambulatori veterinari e 100 istruttori cinofili.
Un percorso che prevede un paio di ore a settimana tra lezioni teoriche e laboratori, gestite dagli insegnanti con il supporto di veterinari, esperti e un manuale interattivo che mostra come avvicinare gli animali e come interagire con loro.
L’obiettivo dell’iniziativa, patrocinata dal ministero della Salute, è quello di fare capire ai più piccoli che cani e gatti non sono giocattoli ma esseri viventi che hanno una loro personalità, esigono rispetto ma hanno anche bisogno di cure, cibo e carezze. Hanno un proprio modo di giocare e di reagire ai nostri comportamenti che quindi devono essere attenti e responsabili.
Le lezioni cominciano con la ginnastica “zoomimica” durante la quale i bambini scoprono i comportamenti di cani e gatti imitandoli. Poi si lavora sulle immagini degli animali proposte da cartoni animati e documentari e si cerca di prendere coscienza degli stereotipi relativi al nostro modo di vedere gli amici quattro zampe.
I bambini imparano poi a comprendere i comportamenti dei loro animali e condividono le esperienze che li ha visti protagonisti insieme ai loro adorati pet.
ANIMALI ANCHE IN UFFICIO?
Andare in ufficio con Bobi, Fuffi e compagnia cantante sembra ai più un’idea folle. Non è così per i dipendenti di Google che possono permettersi di non doversi separare dai loro animali da compagnia per recarsi al lavoro. Da qualche tempo cani, gatti, tartarughe, criceti e volatili vari non vengono più lasciati soli a casa per ore dai lavoratori dall’azienda del più famoso motore di ricerca.
Certo sembra strano pensare a scrivanie invase da roditori, felini o pappagalli che si inseguono fra mouse, tastiere. Una gran confusioni di agende, fascicoli, penne e pennuti. E chissà sotto i tavoli che movimenti di code, zampe musi e pellicce. Chissà che rumori, e che odori da giungla.
Certo è più probabile che la Google si sia organizzata con appositi cortili. Visto che ci sono aziende col baby-parking, si sarà pensato di offrire un servizio in più ai propri dipendenti col pet-parking. Qualcosa di strano però deve essere successo di recente se un pitone è fuggito al controllo del proprio padrone ed è sparito.
La ricerca del pitone grigio e marrone lungo un metro, di nome Kaiser, non ha avuto successo per molte ore. E quando il proprietario ha fato circolare un’email per chiedere aiuto ai colleghi per ritrovare il suo Kaiser, tutti hanno pensato che fosse un pesce d’aprile.
Non si è venuto a capo di nulla nemmeno quando Google ha intensificato la ricerca appendendo dei manifesti intorno all’edificio con una foto del serpente sotto alla scritta “Mi avete visto?” Molti hanno pensato che si trattasse di un annuncio per la ricerca di un programmatore Python.
Alla fine Goolge ha chiamato un esperto di erpetologia del Museo di Storia Naturale americano per chiedergli dove, secondo lui, Kaiser potesse essersi nascosto e dopo qualche tempo un addetto alla sicurezza lo ha trovato mentre riposava dietro al cabinet di un computer.
Pare che dopo questo leggero disguido la società internettiana stia rivedendo la sua politica di “pet at work”. E tu cosa ne pensi? Credi sia un’idea geniale portarsi i propri animali in ufficio? Su Tiscali c’è la possibilità di esprimere il proprio voto…
( da Tiscali animali, nella foto: A scuola da Micio e Fido)
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