COMUNICATO STAMPA
Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne.
Il Consiglio della IX Municipalità è convocato in seduta aperta
per venerdì 24 novembre 2006 alle ore 10.30 sul tema della
violenza sulle donne e gli strumenti di aiuto per combattere questo crimine.
Per le donne tra i 15 e i 44 anni la violenza è la prima causa di morte e di invalidità: ancor più del cancro, della malaria, degli incidenti stradali e persino della guerra. Questo dato sconvolgente, proviene da una ricerca della Harvard University. Da questa ricerca emerge la drammatica fotografia di una realtà che non risparmia nessuna nazione e nessun continente.
Le ricerche compiute negli ultimi dieci anni sono concordi: la violenza contro le donne è endemica, nei paesi industrializzati come in quelli in via di sviluppo. E non conosce differenze sociali o culturali: le vittime e i loro aggressori appartengono a tutte le classi e a tutti i ceti economici. Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, almeno una donna su cinque ha subito abusi fisici o sessuali da parte di un uomo nel corso della sua vita.
Su proposta dell’associazione Maddalena e Xenia cooperativa sociale la
IX Municipalità del Comune di Napoli ha indetto una riunione di Consiglio allargata alle realtà territoriali agli Amministratori Locali alle Forze dell’Ordine e alla Questura di Napoli
In allegato il documento
l’invito
Info: Rosaria Esposito associazione Maddalena ass.maddalena@libero.it
Patrizia De Benedictis Xenia cooperativa sociale xenia.coop@libero.it
25 novembre:
Giornata internazionale
contro la violenza
sulle donne.
“La violenza sulle donne è una delle forme di violazione dei diritti umani più diffusa ed occulta nel mondo”.
Irene Khan, Segretaria Generale di Amnesty International
Nel 1981, la prima riunione del movimento femminista dell’America Latina e dei Caraibi dichiarava il 25 novembre Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, in memoria dell’uccisione delle sorelle Mirabal da parte delle forze di sicurezza del governo Trujillo, avvenuta nelle Repubblica Dominicana nel 1960.
Nel 1999, le Nazioni Unite hanno dichiarato il 25 novembre Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne.
In vista del prossimo 25 novembre Amnesty International ha lanciato la campagna “Mai più violenza sulle donne” dentro la quale si sostiene che “accanto alla discriminazione (che è una delle principali cause, insieme alla militarizzazione delle società e ai conflitti armati, della violenza sulle donne) vi è anche l’impunità, che è la ragione per cui la violenza si perpetua. Fino a quando coloro che si macchiano di atti di violenza sulle donne continueranno a commettere i loro crimini impunemente, il ciclo della violenza non sarà spezzato. La violenza può avvenire in nome della tradizione, della cultura o della religione, arrivando anche nei luoghi più intimi e privati per mano degli uomini con i quali le donne condividono le loro vite. Discriminate nell’accesso ai diritti economici e sociali e ben lontane da una partecipazione piena ed eguale nella sfera politica e decisionale, le donne hanno ancora bisogno del tuo sostegno.”
Per le donne tra i 15 e i 44 anni la violenza è la prima causa di morte e di invalidità: ancor più del cancro, della malaria, degli incidenti stradali e persino della guerra. Questo dato sconvolgente, proviene da una ricerca della Harvard University. Da questa ricerca emerge la drammatica fotografia di una realtà che non risparmia nessuna nazione e nessun continente.
Le ricerche compiute negli ultimi dieci anni sono concordi: la violenza contro le donne è endemica, nei paesi industrializzati come in quelli in via di sviluppo. E non conosce differenze sociali o culturali: le vittime e i loro aggressori appartengono a tutte le classi e a tutti i ceti economici. Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, almeno una donna su cinque ha subito abusi fisici o sessuali da parte di un uomo nel corso della sua vita. E, come si può verificare anche solo aprendo le pagine di cronaca dei quotidiani, il rischio maggiore sono i familiari, mariti e padri, seguiti a ruota dagli amici: vicini di casa, conoscenti stretti e colleghi di lavoro o di studio.
Indagine Istat 2004
VIOLENZA SESSUALE:
IN ITALIA E’ SUBITA DA PIU’
DI MEZZO MILIONE DI DONNE
Sono 520 mila le donne tra i 14 e i 59 anni, che nel corso della vita hanno subito uno stupro o un tentativo di stupro:
si tratta del 2,9% del totale delle donne della stessa età. Oltre la metà (nello specifico 9 milioni 860 mila, pari al 55,2%) invece, sono state vittime di almeno una molestia a sfondo sessuale. Autori delle violenze sono per lo più persone conosciute, soprattutto amici, ma anche datori e colleghi di lavoro e fidanzati, i luoghi più a rischio quelli familiari: proprio qui, tra casa e posto di lavoro, oltre il 43,8% delle donne che ha subito una violenza tentata o consumata ha vissuto il proprio dramma.
E’ quanto emerge da una indagine sulle violenze e le molestie sessuali subite dalle donne nel corso della vita e nei tre anni precedenti l’intervista, condotta dall’Istat, i cui dati sono stati diffusi on-line.
L’indagine, nell’ambito della ricerca multiscopo “Sicurezza dei cittadini”, è stata eseguita su un campione di 60 mila famiglie, per un totale di 22 mila 759 donne di età compresa tra i 14 e i 59 anni ed è stata effettuata telefonicamente nel 2002.
Il 24,2% delle donne abusate nel corso della vita (e il 29,4% di quelle che lo sono state negli ultimi tre anni) ha subito piu’ volte violenze dalla stessa persona. Soltanto il 7,4% delle vittime di uno stupro o di un tentato stupro ha denunciato il fatto (il 9,3% di chi lo ha subito negli ultimi tre anni). (Quanto alle violenze sessuali tentate o consumate, sempre sulla base dell’indagine Istat, sono 118 mila (0,7%) le donne che ne hanno subita almeno una nei tre anni precedenti l’intervista. In generale, hanno tra i 25 e i 44 anni coloro che più frequentemente hanno subito una violenza nel corso della vita (3,6%) contro l’1,9% delle più giovani.
Gli autori, contrariamente a quelli delle molestie, sono soprattutto persone conosciute, se non addirittura intime, delle vittime: nel corso della vita, solo il 18,3% delle vittime e’ stata violentata da un estraneo e il 14,2% da un conoscente di vista. Per il resto sono gli amici ad essere più frequentemente i violentatori (23,5%), seguiti dai datori o colleghi di lavoro (15,3%), dai fidanzati/ex fidanzati (6,5%), dai coniugi/ex coniugi (5,3%). Di conseguenza, per le donne i luoghi più a rischio sono proprio quelli più familiari: il 15,8% delle vittime ha subito violenza, tentata o consumata, a casa propria o negli spazi attinenti, l’11,8% al lavoro o negli spazi circostanti, il 9,3% a casa di amici, di parenti o di conoscenti e un ulteriore 6,9% a casa dello stesso aggressore.
Una violenza, quella sessuale, che viene definita grave dall’84,7% delle vittime e molto grave dal 57,6% ma di cui quasi un terzo non parla con nessuno. Dopo averla subita, avvengono tuttavia mutamenti di atteggiamento soprattutto in chiave relazionale: quasi la metà delle vittime (48,9%) ha infatti dichiarato di essere diventata più fredda e più razionale.
Per quanto riguarda le molestie sessuali, quelle verbali e le telefonate oscene sono le piu’ diffuse (rispettivamente il 25,8% e il 24,8% delle donne tra i 14-59 anni), seguono gli episodi di pedinamento e gli atti di esibizionismo (entrambi quasi il 23%) e le molestie fisiche che raggiungono quasi il 20%. Nei tre anni precedenti l’intervista le più a rischio sono risultate le giovanissime (14-24 anni), nel corso della vita le donne di 25-44 anni.
Prendendo in considerazione solo le molestie fisiche, ovvero quando la donna è stata avvicinata, toccata o baciata contro la sua volontà, si nota che la maggior parte sono perpetrate da estranei o conoscenti: il 58,2% sono state fatte da estranei e l’11,8% da persone che si conoscono di vista. Ciò accade più frequentemente sui mezzi di trasporto pubblici (31,6%), in strada (19%), sul posto di lavoro (12,1%) e nei locali come discoteca, pub, bar o ristorante (10,5%); meno frequentemente in casa sia propria sia di amici. Anche in questo caso, le molestie fisiche sono ritenute molto o abbastanza gravi dal 69,6% delle vittime.
Il Rapporto Eures-Ansa 2005 contiene un ampio capitolo dedicato agli omicidi in famiglia, che in Italia nel 2004 sono stati 187. Di queste 187 vittime, il 68% (128) sono donne. Dei 179 autori di tali omicidi, l’80% (144) sono uomini.
Nella tabella sottostante sono riportati i dati estrapolati da questo rapporto, relativamente agli uxoricidi del 2004: sono stati 84, cioè la stragrande maggioranza delle donne uccise in famiglia.
La prossima tabella rileva che le età a maggior rischio per le donne sono le classi di età centrali 25-64. La stessa ricerca Eures-Ansa 2005, per gli omicidi avvenuti nel 2004, sottolinea che in queste età si concentrano le vittime femminili di numerosi omicidi a sfondo passionale, o successivi alla rottura di un legame matrimoniale o affettivo.
Troppo spesso gli omicidi di donne e minori vengono giustificati e letti dalla nostra società, dalla nostra cultura, dai mass media, come il gesto di un uomo disperato che non è riuscito a sopportare il dolore e il peso della separazione, per troppo amore, per troppa dipendenza e attaccamento. Troppo spesso invece questi gesti sono forme raffinate di egoismo, non di altruismo, troppo spesso c’è la possessività, e non l’oblatività alla base del gesto.
Le Case delle donne e i Centri Antiviolenza sono luoghi che in Italia hanno dato visibilità alla violenza alle donne, ma spesso la gravità di questo fenomeno viene negata. Si ritiene ancora oggi che sia un problema della coppia, un problema psicologico individuale, diffuso solo nella marginalità sociale. Questi dati vogliono contribuire a dimostrare quanto sia grave il problema della violenza domestica e del maltrattamento delle donne, tanto grave che molte donne devono morire per questo motivo. Finanziare, sostenere e potenziare in modo più adeguato i Centri Antiviolenza in Italia potrebbe salvare la vita anche solo di una donna. E’ dovere di ogni cittadino e delle istituzioni guardare in faccia il problema della violenza e stare dalla parte di chi ne è vittima: girarsi dall’altra parte, o simulare neutralità, vuol dire solo adeguarsi al diritto del più forte.
L’Associazione Maddalena opera da anni a favore delle donne vittime delle violenze che spesso sono non solo fisiche.
Sono state assistite decine di donne in difficoltà che si sono rivolte all’associazione ed hanno rivelato la penosa condizione in cui sono costrette a vivere. In alcuni casi è stato possibile intervenire ed aiutare alcune di queste a ritrovare un diverso e migliore rapporto ritornando in famiglia, in altri casi si è resa necessaria la denuncia delle violenze subite. Ma non è stato facile. Troppo spesso è difficile anche denunciare quando si è decisi e convinti di farlo. Presso le stazioni dei carabinieri ed i commissariati è difficile trovare la sensibilità e la competenza necessaria a raccogliere le denunce quando queste sono fatte da donne. Ancora di più se il denunciato è il marito, il fidanzato, il padre, un fratello o peggio ancora un figlio tossicodipendente.
Nella maggior parte dei casi l’unica soluzione che si è intravista per far cessare le violenze è stata la denuncia. Ma questa non può essere lasciata sola. Abbiamo sperimentato la necessità di accompagnare la donne vittima di violenze anche dopo al denuncia. Aiutarla a ritrovare una condizione di vivibilità sociale e familiare che non peggiori rispetto alla condizione pre-denuncia. Qui viene chiamata in causa la collettività e lo Stato con le sue strutture che devono fare e devono essere messe in condizione di poter fare la propria parte.
LE PROPOSTE:
Adesione alla campagna di amnesty international “Mai più violenza sulle donne”;
Convocazione di un Consiglio di Municipalità, e/o Convegno Monotematico, sul tema della violenza sulle donne al quale invitare gli operatori sociali, le forze dell’ordine, rappresentanti della Procura della Repubblica, il centro donna di Soccavo e quanti altri soggetti portatori di interesse e di responsabilità sull’argomento;
Promuovere una rete di solidarietà e di aiuto alle donne vittime delle violenze che vede la collaborazione di tutti i soggetti indicati nel punto 2;
Istituzione di un osservatorio municipale sul tema della violenza sulle donne.
per contatti:
Rosaria Esposito
Associazione Maddalena
c/o Esposito Rosaria
Via Grottola 6 80126 Napoli Tel. 3387019267
ass.maddalena@libero.it
Patrizia De Benedictis
Cooperativa Xenia
Via Pablo Picasso 30 80126 Napoli Tel. 0815884332
xenia.coop@libero.it
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