19 OTTOBRE 2006
E’ morto Francesco Landolfo, Presidente dell’Arga della Campania, Segretario dell’Ordine dei Giornalisti della Campania ed Editorialista del Roma, è venuto a mancare improvvisamente stamane.
Questo sito osserverà il lutto per tre giorni. Le esequie di Francesco Landolfo venerdì 20, alle ore 12, nella basilica di San Tammaro, a Grumo Nevano(Na).
L’AMICO FRATELLO.
L’uomo senza spazio né tempo. Così amava definirsi Francesco Landolfo, quasi a ricordarci l’ineluttabilità del nostro destino che sintetizzava nelle due date fondamentali: nascita e morte. Se n‘è andato come diceva spesso: senza troppi dolori, perché non sapeva come confrontarsi con le sofferenze.
Ora che non c’è più ricordo alcune cose come un sogno: delle nostre discussioni su tutto. Inutile dire: si parlava per ore, per far prevalere il proprio punto di vista e non si cambiava opinione nemmeno il giorno dopo. Mai.
Eravamo amici da sempre ma ci separava un ponte, posto tra lui e me, tra Grumo e Frattamaggiore. E lui simboleggiava quell’ostacolo come la logica divisione di due vite diverse, ma molto simili, almeno per il lavoro che facevamo.
Era la persona più adatta ad aggregare le persone, le più retrive, anche quando sembrava impossibile. Diceva che nella discordia c’è sempre qualcosa che unisce. Un uomo attivo, pieno di interessi e sempre alla ricerca di cose da fare.
Spesso sua moglie Franca, e le due figlie, Geppina e Adelia, lo riprendevano perchè dicevano che lavorava troppo, ma lui con un sorriso rimetteva le cose a posto. E intanto si dava da fare.
L’ultima sua creatura si chiama Arga, l’associazione dei giornalisti agricoli della Campania. L’ha ereditata quando era composta solo da tre persone. L’ha portata a quasi 100 iscritti. Riusciva a coinvolgere un po’ per volta proprio tutti, tant’è che ora è composta da giornalisti che amano la natura, l’ambiente, l’agricoltura.
Aveva voluto che mi occupassi del sito, perché, diceva, l’Arga non doveva avere confini.
L’anno in corso, sembrava essere quello giusto per far conoscere ai più la sua creatura, poi culminato con la sua riconferma a presidente dell’associazione, con un consenso plebiscitario.
Un giornalista di grande professionalità, di una pignoleria estrema quando c’era da scegliere i titoli per i pezzi del giornale, guai a sbagliare la punteggiatura, gli attacchi: il fatto andava raccontato e scritto per bene, sennò i lettori, diceva, cambiano giornale!
Ma amava le nuove leve, quelli che si avvicinavano al giornalismo trovavano in lui il maestro giusto per intraprendere la carriera. Aiutava quelli alle prime armi, cercava sempre una soluzione ai loro problemi, era il loro papà adottivo.
Apprezzato dai suoi colleghi che lo hanno sempre eletto negli organismi direttivi dell’Ordine dei giornalisti, ora ricopriva la carica di segretario dell’Ordine regionale dei Giornalisti campani.
Un uomo che sapeva leggere la storia del suo tempo: e la sua corrispondenza con i lettori sul suo adorato “Roma” di cui era stato vicedirettore e poi editorialista, gliene offriva l’occasione.
Era un uomo buono, generoso. Come San Francesco, amava gli uccelli ed era noto il suo impegno per la salvaguardia dei volatili in Campania. Ricordo che spesso andavamo nei mercatini a comprare uccelli che poi liberava nei boschi della Baia domizia. Non badava a spese e nemmeno ai disagi che comportava l’andare in giro per recuperare alla libertà i suoi amati uccelli. E si era associato all’Asoim, l’associazione ornitologica del sud, trascinando anche me nel suo mondo alla scoperta di quello dei volatili.
Era l’uomo che tutti avrebbero voluto per amico, perché era uno che dava, senza avere mai ha chiesto per sé, ma solo e sempre per gli altri.
Eravamo amici come fratelli, ci dicevamo sempre tutto. Ci chiamavamo più volte durante il giorno, ma la telefonata serale era quella riassuntiva del nostro quotidiano, fatto di critiche, pettegolezzi, appuntamenti e scherzi vari. Ma anche di riflessioni sul nostro essere a questo mondo, immaginando come potesse essere l’al di là.
Ora che non c’è più, quel ponte che ci divideva si è fatto più lungo che mai, resta il suo ricordo che mi accompagnerà fino alla seconda data.
Gianpaolo Necco
A Franco,l’higlander
“Ho sempre, davanti a me, il ricordo di una ragazzina che, con telecamera al seguito, giornalista in erba, si presentò all’ex Circolo della stampa per seguire un convegno politico senza timori, con impeto e piglio d’assalto”. Così Franco mi disse un paio d’anni fa quando, pur conoscendoci dal ’92 o giù di lì, le nostre strade si sono incrociate come d’incanto. Non ricordo esattamente come fu che, all’improvviso, ci trovammo a parlare di noi, degli amori che ti uccidono ma non muoiono mai, della vita che va oltre la morte. Non lo ricordo perché non è importante. Non ricordavo neppure di quella volta alla sede storica dei giornalisti. Ma la luce e il sorriso di Franco mi hanno sempre misteriosamente accompagnata anche quando non ci frequentavamo ancora tanto assiduamente. Franco è energia pura. C’è e basta. C’è quando lo vedi. E c’è ora. E’ nel raggio di Sole che la mattina “inviava” da Napoli agli amici che si trovavano da qualche altra parte sotto la pioggia, nel bagliore della stella pulsar che brilla di notte o dalle e-mail che inoltrava con un mezzo – internet – che usava come moderna bottiglia nel mare. Non a caso la sua aura è azzurra. Luce pura che ritempra e sana le ferite. “Non essere triste, Bruni: la luce – mi diceva – squarcerà le tenebre”.
E io ho visto una luce, stanotte. Sì, l’ho vista. Proprio mentre pensavo ai momenti condivisi. Proprio mentre riandavo in Valle d’Aosta al congresso dell’Assostampa, (quando fece in modo che l’aereo mi aspettasse visto che ero irrimediabilmente in ritardo); al festival della cucina Italiana a Taranto (quando, in giuria, rischiammo di prendere 10 chili a testa per quanti piatti a base di cozze avevamo dovuto votare); all’indimenticabile congresso Arga a Grado; alla vittoria – condivisa con l’amica e collega Lidia Merola – per la miglior “pizza” impastata da giornalisti italiani a Chianciano; all’ultimo congresso della nostra associazione in cui mi volle battezzare vicepresidente al Borgo di Terravecchia a Giffoni Valle Piana.
E sì, Franco lo ricordo così. Sorridente, allegro, un po’ bambino. Sicuramente guerriero. Passionale e appassionato, nella vita e nel lavoro. Leale anche a costo di perdere tutto. Generoso. Goliardico, ma serio fino in fondo. Era questo il suo grande segreto: la capacità di essere puro.
Lo si coglieva nei suoi atteggiamenti, nelle sue parole, nelle sue e-mail che, a rileggerle, fanno venire i brividi. Era solito mandarmi “meditazioni”. Una diceva: “Serviti di ogni istante
per sviluppare parole e pensieri amorevoli, positivi e costruttivi. Renditi conto che i pensieri che proietti hanno la facoltà di aiutare o di danneggiare; sii perciò padrone, e non schiavo, dei tuoi pensieri e delle tue parole. Perché non godere appieno della vita? Ci puoi riuscire solo quando dai il meglio di te in termini di tempo, parole e azioni. Apri gli occhi e il cuore, cerca di vedere e sentire il meglio nelle cose e in coloro che ti circondano. Se ti è difficile trovare il lato migliore, continua semplicemente a cercarlo finché non l’avrai trovato; è lì che ti aspetta.
Ci sono molte cose meravigliose al mondo”. E ancora, quando ero in preda all’ira suggeriva:
“arrabbiarsi è normale, ma ora sorridi, vai Bruni, guarda il mare”. Sì.
Era solito rifugiarsi sul lungomare Domitio, da solo, per recuperare la sua energia o trascorrere qualche ora al Pinterrè, a due passi dal suo Roma, per “eliminare” le negatività guardando il mare; o andare all’isolotto di San Martino che lo riportava alla gioventù.
Spesso mi chiamava da questi posti. Perché voleva che anch’io recuperassi energia attraverso lui. All’inizio non capivo. Ma poi, provando davvero un senso di benessere, ho sentito anch’io quelle sensazioni. Non so bene come definire il nostro rapporto. Non ho mai creduto all’amicizia tra uomo e donna nel senso comune del termine. E la nostra non lo era. Era, semmai, condivisione. Condivisione dell’idea di vita. Condivisione di obiettivi. Franco era – e sarà sempre – un punto di riferimento. Professionale e personale. Nel messaggio che mi ha inviato per salutarmi alla vigilia del mio ultimo viaggio all’estero ha scritto: “abbraccia tua madre prima di partire”. Già.
Per lui la famiglia (la moglie Franca e le figlie Geppina e Adelia) erano tutto. Erano la sua forza.
Ed è questa filosofia che ha ispirato anche la crescita dell’Arga. Franco ne ha fatto una comunità. “Siamo – ripeteva con forza – un gruppo umano, una famiglia”.
Per me Franco, guerriero senza spazio né tempo, lo sarà sempre.
Brunella Cimadomo, vicepresidente Arga della Campania
Piangiamo l’amico di tante riunioni e di tanti progetti costruiti assieme in questi anni nel corso dei quali si è formata una tradizione nel giornalismo enogastronomico e ambientale prima inesistente. L’esempio del suo entusiasmo giovanile, la forza della sua onestà intellettuale tipica di chi ha vissuto intensamente gli anni d’oro dell’impegno politico, resteranno un ricordo indelebile nella memoria.
Luciano Pignataro, giornalista, presidente sezione Arga di Salerno
Caro Gianpaolo, sono affranta. Gli occhi sorridenti di Francesco non mi lasciano da quando ho saputo la notizia.Con me tutta la redazione di ottopagine.
Chiara Argenio, giornalista, direttore Ottopagine, presidente sezione Arga di Avellino
Caro Giampaolo, ti scrivo solo oggi, preferendo ricordare il grande Franco attraverso lo strumento che mi ha dato la fortuna di conoscerlo: l’Arga Campania.L’entusiamo che è riuscito a tramettermi in questi pochi mesi è grande lezione, di umanità prima ancora che di giornalismo.Ho invitato a scrivere questa volta una mia giovane collega di redazione, particolarmente attenta a quelli che sono gli argomenti quotidiani dell’Arga. L’ho fatto cercando di portare un piccolo contributo all’immenso lavoro che Franco ha condotto in questi ultimi anni per questa sua “creatura”.Ci mancherà tantissimo.
Pasquale Carlo, presidente sezione Arga di Benevento
Ciao Pablo, fatti forza…la perdita di Franco è una brutta batosta, specialmente per te. Per sentircelo più vicino ho scritto due righe per la nuova associazione di Aita alla quale Franco avrebbe aderito domani 21 ottobre. Le ho inviate ad Angela Calabrese perchè gliene faccia avere copia e possa leggerle domani.A presto
“All’associazione “Ambiente Campano”. Questa mattina Franco Landolfo, presidente dell’ARGA (associazione regionale dei giornalisti agricoli) avrebbe offerto la sua personale adesione alla neonata associazione “Ambiente Campano”. Un gesto per dimostrare vicinanza e partecipazione a quanti si spendono tutti i giorni nella tutela e nella valorizzazione del territorio, a chi è costretto a difendere la terra campana dai continui attacchi dovuti all’inquinamento e al mattone selvaggio. Purtroppo, una morte crudele e prematura ha impedito al nostro Presidente di starvi vicino in questa nuova avventura. Chi ha avuto la fortuna di conoscerlo da vicino e di condividere con lui l’amore per la natura sa bene che Franco portava sempre a termine un impegno preso, soprattutto se la sua azione poteva contribuire a migliorare la salvaguardia dell’ambiente. Ed è per questo motivo che l’Arga della Campania dà il più sincero benvenuto all’associazione “Ambiente Campano” e incoraggia il suo presidente e fondatore Vincenzo Aita a portare avanti con fermezza questo nuovo progetto. Del resto, l’impegno e la dedizione verso la natura di Aita sono state ampiamente dimostrate dalla sua intensa attività politica, oggi da europarlamentare e prima da assessore regionale all’Agricoltura della Regione Campania.
L’Arga della Campania, in questa sede, non si sostituisce alla volontà del suo scomparso Presidente, ma si impegna – alla sua prima riunione utile – a formalizzare l’adesione alla neonata associazione. I più sinceri auguri di buon lavoro. Eboli, 21 ottobre 2006 Luisa Maradei Segretario regionale ARGA della Campania”.
Ciao Gianpaolo, sono ancora scossa per quanto accaduto a Franco Landolfo, l’idea che non sarà più dei nostri non intende farsi spazio tra i miei pensieri. Intanto ho realizzato in proprio e nel mio piccolo un omaggio alla sua memoria esprimendomi nel modo che meglio mi riesce. Clicca su www.kappaelle.tv. Ti abbraccio.
Katiuscia Laneri, giornalista, documentarista tv Arga
A FRANCO: Carissimo Direttore, come stai? qui abbiamo tutti bisogno di te sei il nostro punto di riferimento sei la continuità di qualcosa di bello e pulito che è iniziato cinque anni fa (per me) abbiamo ancora tanto da imparare abbiamo ancora bisogno di essere guidate e tu sarai per noi il nostro angelo guida. Noi saremo con te, le leonesse dell’ARGA…
perchè tutto continui a vivere a splendere testimonianza di un grande amore fraterno, ti voglio un mondo di bene con affetto
Angela Calabrese, giornalista, relazioni Arga
Caro Giampaolo, ti invio questo mio ricordo di Franco ed anche se lungo ti chiedo la cortesia di pubblicarlo possibilmente con questa foto, che a lui piacque tanto, scattata al Dolmen di Bisceglie, andando a Taranto per una manifestazione sulla Cozza Tarantina organizzata dal circolo culturale Renoir di Taranto dove lui portò il saluto e le considerazioni dell’Arga della Campania sul tema in discussione ricevendo, come sempre, grandi applausi.
“A Franco. Chi era Franco Landolfo lo hanno scritto e detto un po’ tutti e concordemente gli hanno riconosciuto le grandi qualità del personaggio buono, umano, attento alle esigenze dei più bisognosi, cordiale con tutti ma al tempo stesso affettuosissimo con i più cari fino a raggiungere la possibilità di essere definito un uomo unico per le grandi caratteristiche umanitarie espresse. Per me, che lo conoscevo da tempo ma solo negli ultimi anni ho avuto la fortuna di essergli più vicino ed apprezzarlo, resta un “galantuomo d’altri tempi…” come lo ha definito, primo fra tutti, attraverso una sua nota l’amico Arturo Stenio Vuono; è un attributo che non solo gli spetta pienamente ma che veramente non è facile assegnare nel mondo d’oggi. Franco, l’amico di tutti, era colui che non si vergognava di dire che era nato e cresciuto in una famiglia di umili ma onesti lavoratori e che per dare una gioia alla mamma si era laureato in giurisprudenza. Dalla laurea la volontà di un uomo che desiderava sempre emergere ma non per sentirsi importante solo per occupare posti di lavoro che potessero dargli la possibilità di aiutare altri, sia colleghi giornalisti, sia altre categorie di lavoratori, magari anche solo attraverso un articolo di sostegno che potesse convalidare le giuste tesi. Con questi obiettivi che perseguiva in tutte le circostanze era riuscito a raggiungere grandi vette come presidente dell’Arga ed ultimamente dopo i vari incarichi precedentemente svolti prima come consigliere e poi come tesoriere dell’Ordine dei giornalisti Campani, quello di segretario. Quante volte ho visto Franco commuoversi dinanzi ad un lavavetri fermo a un semaforo o magari un povero accartocciato a terra che soffriva la fame e lui che aveva appena acquistato qualcosa da mangiare, ad esempio nel periodo delle feste natalizie, prendere un panettone, una bottiglia di vino o altro e donarla ai poveri. Era fra l’altro di una capacità intuitiva unica, riusciva a capire chi realmente aveva problemi ed anche a comprenderne il genere. Franco mi ha tanto parlato di periodi neri della sua vita per momenti di disoccupazione superati con la sua volontà di andare avanti, impegnandosi sempre più nel sociale col raggiungimento dei più alti obiettivi di vita che in tanti hanno notato ed apprezzato e siamo tutti certi che ogni obiettivo prefisso e raggiunto non era personale ma per trasmettere la gioia di star meglio ad altri. E’ colui che ha fatto risorgere l’Arga Campania portandola ad essere di esempio in campo nazionale, tanto da essere nominato dall’Unaga, che è Unione nazionale dei giornalisti agricoli a cui fanno capo le sedi regionali, coordinatore delle sedi associative del sud Italia. Per sua volontà avevamo, e continueremo ad avere in sua memoria, lo spirito di rendere tutti partecipi dell’unione di intenti della vita associativa per sviluppare una fratellanza tra persone. Per anni attraverso i sui articoli, con la sua grande professionalità, poi anche essendo in pensione e continuando a rispondere ai lettori del quotidiano “ROMA”, il più antico del sud Italia dal 1862, è riuscito a mettere in evidenza il giusto condannando il contrario anche, come avviene in questi casi, rischiando in prima persona, ma dando spazio alle idee di tutti. A me voleva molto bene e lo dimostrava in ogni occasione, confidandosi e parlando della famiglia, dell’amore per la moglie Franca che definiva scherzosamente “la signora Fimmanò”, o, semplicemente “Fim” ed insieme alla dolcezza per questa univa quella imperante per le figlie Geppina e Adelia. La crociera nelle terre del Sud, con Franca, l’aveva reso ancora più brioso ed entusiasta della vita e mi aveva raccontato con gioia i dettagli di quel viaggio. Nell’aprile del 2005, in occasione della laurea di Geppina, mi chiese di essere non il fotografo del momento di laurea ma di partecipare alla festa familiare facendo qualche foto ed osservando “tu non la conosci, chella è tale e quale a me!”. Era proprio vero e lo ha dimostrato intervenendo al microfono in chiesa al termine della funzione di esequie con il cuore infranto dal dolore per la perdita del papà ma come lui pronta ad ogni evenienza, sincera e schietta con parole semplici e penetranti, incisiva nel ricordo delle cose più care vissute da Franco anche con le sue fantasiose battute scherzose e non è cosa facile in un momento del genere se non si hanno quel sangue e quegli insegnamenti trasmessi da un “uomo di luce”. Anche quest’anno ho avuto il piacere di vivere e fotografare la laurea di Adelia in Giurisprudenza e la seguente festa per l’evento e Franco non perdeva l’occasione di assicurarsi che mi trovassi in famiglia, a mio agio, come uno di loro. Invitandomi a questa sua gioiosa giornata, lui che per incarichi istituzionali, conoscenze acquisite negli anni di lavoro e interessamento alle necessità di tanti fotografi ne avrebbe avuti un gran numero a disposizione mi disse: “Peppì marraccumann ‘e fotografie, ce vuò fà tu?”. La battuta venne spontanea “ma allora mi nomini fotografo ufficiale di casa Landolfo?” e lui “certamente ma non solo per le foto. Casa Landolfo è la tua casa!”. Parole uniche che mi tornano sempre alla mente, insieme ai momenti nei quali le ha pronunciate perché si sentiva che erano profondamente sincere e non occasionali e di circostanza. L’essere coetanei è stato forse lo spunto per la nostra stima che alcuni interpretavano quasi come adorazione da parte mia per Franco fino ad affermare “sembri Emilio Fede con la sua stima ed apprezzamenti per Berlusconi”. In effetti erano i nostri caratteri di uomini liberi di esprimerci con le nostre idee e teorie, giuste o sbagliate ma sempre improntate all’onestà ed al rispetto della vita sia nostra che degli altri, ad unirci. Chiusi nelle nostre trincee, pronti ad entrare in guerra e combattere per grandi valori d’interesse della comunità con il riconoscimento magari per gli altri di un merito, ma per noi “sfizio” di essere stati utili al prossimo. Quando poi affrontavamo i problemi della vita odierna, del malcostume e di altre negatività che scuotevano le nostre anime ed i nostri sentimenti veramente potevamo essere definiti “galantuomini d’altri tempi”. Com’è triste ora la mia vita senza Franco che aveva dato a me tanto affetto mancato sin dalla più tenera età per necessità di impegni dei miei familiari e poi per altre circostanze di vita. Il giorno precedente alla scomparsa mi disse come era solito dirmi: “accompagnami jamm a mangiarce qualcosa assieme” e lui che godeva buona salute, era un igienista alimentare, sapeva controllare anche qualche piccolo problema che a 63 anni un uomo può avere, con le sue pilloline che puntualmente prendeva per regolare la pressione, mi dava consigli sul mangiare poco, bere acqua non gassata e non ghiacciata, insomma quei consigli che a noi che non tocchiamo neppure una sigaretta e ci controlliamo per il resto, dovrebbero permettere di vivere lungamente. In tante occasioni mi presentava come l’esperto enogastronomico dell’Arga dicendo ”lasciamo provare al nostro esperto, lui è un giornalista che oltre che nostro socio (con la tessera Arga N° 3), è responsabile per la Campania di una delle più famose e qualificate riviste di settore
Ciao Franco usufruisco ancora una volta dello spazio che tu mi hai offerto nella vita e nella professione per esprimere i miei pensieri liberamente e senza tagli, poi chissà se senza il tuo sostegno riuscirò a farlo e questo lo dico perché forse non ne avrò neppure lo stimolo e la volontà, non tanto per la possibilità che comunque coloro che mi conoscono continuano ad offrirmi e a chiedermi. Ciao “guerriero della luce”, il tuo cuore è stato cosi grande per tutti che è scoppiato ma spero che la morte fulminea non ti abbia fatto soffrire tanto, cosa che tu speravi, in parte siamo certi che sei stato accontentato perché dopo aver scritto un articolo di buon mattino hai lasciato il “tuo” quotidiano “ROMA” per recarti all’Emeroteca Tucci dove avresti dovuto impartire una lezione ai colleghi giornalisti. Strada facendo la tua sicurezza in tutto è stata tradita da una volontà suprema ma ti sei spento proprio come volevi in piena attività lavorativa, di quel lavoro che era la tua passione. L’unico rammarico che mi resta e che quasi tutte le mattine venivo presto al giornale e mi invitavi a fare una passeggiatina o ad accompagnarti all’Ordine dei giornalisti quella mattina fatalmente, anche se come le altre non c’era nessun incontro fissato in programma, ho tardato il mio arrivo e tu sei andato solo dal “ROMA” all’Emeroteca. Ti sei sentito male e non ho potuto avere la certezza che, anche se doveva andare come è andata, almeno tu abbia avuto un tempestivo soccorso. Altro rammarico è che cercavo una foto insieme, ma mi sono accorto solo ora che come te diamo sempre senza pensare a noi, infatti essendo impegnato a scattarle io non ci sono mai al tuo fianco tranne questa che ci facemmo scattare, in senso li libertà davanti al Dolmen di Bisceglie, tornando da Taranto dove eri stato applaudito per il tuo intervento quale presidente dell’Arga e che ho pensato di allegare a questo mio ricordo di te. Comunque grazie Franco, amico insostituibile, per il bene che mi hai voluto e che solo ora forse sono riuscito a concretizzare quanto fosse grande attraverso tutti gli sms, telefonate, telegrammi ed abbracci affettuosi ricevuti in virtù della nostra amicizia dalle tante persone che ci hanno conosciuti, sono tutti tuoi, li riverso a te perché a me basta solo aver avuto te come grande amico. Guardaci da lassù e se puoi anche di lì fai qualcosa, non per me, ma per tutti quelli che hanno più bisogno di me che non a caso ritenevi un bisognoso di tante cose e principalmente di affetti sinceri. Tuo “Amico del cuore” per sempre!”
Peppino De Girolamo giornalista e fotoreporter Arga.
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